Vita da campo: convivialità e condivisione

Durante la giornata non mancano i momenti in cui ci si riunisce per parlare del più e del meno. Sono momenti importantissimi perché, come si dice, si crea “gruppo”. Ci si conosce meglio e si scoprono lati personali  e peculiarità inimmaginabili. In Antartide, infatti, vanno a lavorare ricercatori, militari, medici, informatici, meccanici, vigili del fuoco, ognuno con  un proprio bagaglio professionale e una propria funzione.

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La tenda comune dove consumiamo la cena tutti insieme è il luogo privilegiato per discutere di quello che ognuno di noi farà nel continente di ghiaccio e programmare la giornata successiva ma anche per raccontare barzellette, aneddoti di vita vissuta e divertirsi insieme.

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Vita da campo: non solo rose e fiori!

Cosa fanno un ingegnere, due biologi, un glaciologo ed un informatico con pale e picozze ? Lo so, sembra l’inizio di una barzelletta ed invece è una cosa “serissima”.

Infatti come potete vedere nell’immagine sono concentratissimi a scegliere il sito per la costruzione di qualcosa di estremamente necessario per la vita di campo: la TENDA BAGNO! DSCN0473

Una volta scelto il sito, in modo che i venti dominanti non spirino verso le tende (penso sia superfluo spiegarvi il perché… ) e in posizione isolata (il diritto alla privacy prima di tutto), si scava una buca profonda.
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E vi si costruisce sopra una tenda con un buco alla base.

La tenda bagno è pronta!

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Ebbene si, la vita di campo non è solo rose e fiori profumati!

(Foto copyright PNRA)

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Convegno Geoscienze a Milano

Insegnanti polari di fronte ai loro poster che illustrano le loro esperienze didattiche
Insegnanti polari di fronte ai loro poster che illustrano le loro esperienze didattiche

Giusto per la cronaca. Penso che sia interessante sapere che mentre io mi cimento con tende, corde doppie e ramponi, i miei colleghi della SPEs la scuola polare estiva da cui è partito tutto questo, stanno presentando a Milano al convegno SGI-SIMP dedicato alle geoscienze, i lavori fatti con le classi negli anni scorsi e su temi delle scienze polari. C’è chi ha fatto corsi e incontri per studenti e insegnanti, chi convegni a scuola, chi ancora spettacoli teatrali con gli studenti per rappresentare la vicenda dell’esploratore polare Shackleton. Insomma per farla breve, io andrò pure in Antartide, ma di insegnanti come me malati di scienze polari, ce ne sono parecchi!

Sopra la scala la capra campa…

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foto Alessia Cicconi, Copyright PNRA.

Questa esercitazione è stata particolarmente faticosa. Lo so che a vedere le foto direte “Che ci vuole a salire una scaletta!”, invece vi posso assicurare che se non si usa la tecnica giusta (e può capitare se uno lo fa per la prima volta) è una faticaccia incredibile come potete vedere dallo sforzo immane che sto facendo (vi risparmio il video, per ora).
Ora vi chiederete perché in Antartide una persona dovrebbe arrampicarsi su una scaletta, ho indovinato? Allora immaginate che per qualche ragione vi troviate a lavorare sul pack e che improvvisamente questo cominci a frantumarsi intorno a voi lasciandovi su una zattera di ghiaccio alla deriva -mi seguite, vero? -. Chiamate la Centrale Operativa della base e loro mandano un elicottero a recuperarvi. L’elicottero arriva, vi lancia la scaletta e a questo punto …dovete SALIRE!

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Uomo in mare…..(anzi donna) – Prima parte

L’ esercitazione di cui vi sto per parlare è stata entusiasmante anche se bisogna sperare di non doverla mai mettere in pratica.
Si tratta del recupero di una persona caduta in acqua. Ora… se cadiamo in acqua a San Benedetto del Tronto mentre stiamo andando placidamente sul pedalò, e chiaramente sappiamo nuotare, lo so … l’acqua può sembrarci “freddina” ma la persona che si trova con noi (mai andare da soli in mare…neanche a San Benedetto del Tronto!) ha tutto il tempo di recuperarci . Se ci troviamo in Antartide o giù di lì, le cose sono completamente diverse.
In Antartide, a causa della temperatura dell’acqua (circa 1-2 gradi sotto zero… in estate!) un uomo in acqua può sopravvivere circa 3 minuti anche se sa nuotare ( lo so che sembra difficile crederlo ma è così). Questo tempo si dilata a 20 minuti nel caso si indossino delle particolari tute (quelle che potete vedere nella foto).

Quando un uomo cade in mare a queste latitudini potrebbe esserci una sola occasione di prenderlo e tirarlo su in barca … bisogna quindi essere addestrati all’evenienza.
Ieri nel Lago Brasiamone, sotto un cielo grigio e piovoso, dieci uomini (anzi, 9 uomini ed una donna, cioè io) sono caduti in acqua e sono stati tutti recuperati!

LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO!

Ecco un assaggio delle prime giornate del bellissimo corso a cui sto partecipando.

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Tutti i partecipanti alla spedizione ricevono un addestramento per operare un primo soccorso nell’attesa che possa intervenire il personale medico sempre presente nelle stazioni. Foto fatta da Cicconi Alessia, Copyright PNRA

Il programma prevede interessanti lezioni in aula riguardanti l’Antartide in generale e il PNRA, cioè il  Programma Nazionale di Ricerche in Antartide e lezioni pratiche. Nella logica che la sicurezza è sempre prioritaria uno dei primi argomenti che abbiamo trattato è stato inerente i problemi di salute e l’emergenza medica. Chiaramente in Antartide ci si ammala come in qualsiasi altra situazione ma ci sono delle peculiarità dovute alla particolare situazione ambientale. Ad esempio: provate ad indovinare quali sono statisticamente i maggiori problemi di salute nelle nostre basi in Antartide secondo i dati forniti dai medici che sono sempre presenti?
Di primo acchito il ragionamento porterebbe a pensare: “Antartide = freddo =  congelamento”  Risposta sbagliata. Il congelamento rappresenta una percentuale bassissima tra i problemi medici nelle basi. Invece, provate a pensare dove si muovono tutti quanti quando escono dalla base… ebbene si, sul ghiaccio. E, come insegna la fisica, sul ghiaccio si scivola …

Per non parlare del riverbero della luce sul ghiaccio e sulla neve (fenomeno che si chiama “albedo”) che può provocare problemi agli occhi se non correttamente protetti dagli occhiali da sole.
Insomma: l’ attenzione che nella vita di tutti giorni abbiamo per la nostra sicurezza in Antartide deve essere decuplicata.

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Inizia il corso di “SOPRAVVIVENZA”

Ci siamo. Sto per partire per il corso di preparazione obbligatorio per chi deve trascorrere un periodo nel continente antartico (il nome vero è “corso di addestramento ed ambientamento” ma da me chiamato fino a ieri “corso di sopravvivenza” forse perché spero in quella…).Il corso si svolge nell’arco di due settimane: una settimana sul Lago Brasimone (chi sa dov’è alzi la mano) ed una sul  Monte Bianco.

Tante “leggende” aleggiano su questo corso: non potremo usare i cellulari per simulare l’isolamento in Antartide … dovremo passare la notte sul ghiacciaio (cosa che per gli esperti di montagna è magari facile come uno schiocco di dita ma pensate per dei ricercatori … e non se la prendano i ricercatori esperti alpinisti, per carità!) … e tante altre storie.

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Giusto per creare un po’, come si dice, di suspance, vi dico che tra le cose che dobbiamo mettere nello zaino ci sono: fiammiferi (e voi direte: certo, per il fuoco! Ma allora, dico io, perché non un accendino?!); spago (cosa dovremo legare con lo spago?) e …. filo di ferro (mi sento già Mc Gyver … lo so, qui forse ho perso i lettori nati dal 1985 in poi .) ! Magari molti di voi sanno perfettamente a cosa serviranno tutte queste cose, ma sono sicura che tanti altri muoiono dalla curiosità di saperlo … e allora non dovete fare altro che continuare a  seguire il mio blog.

Nei limiti del possibile vi terrò informati su quello che accadrà in questi giorni.

Attività svolta nell’ambito del Protocollo di intesa fra MIUR e MNA per diffondere le conoscenze scientifiche sulle regioni polari agli studenti di scuola secondaria e con la collaborazione del PNRA