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MOMENTI DI ORGOGLIO NAZIONALE

Se siete all’altro capo del mondo e, alzando gli occhi vedete sventolare (perché di sicuro sventolerà in questo paese dove c’è sempre il vento…) la bandiera Italiana tra quella degli Stati Uniti e della Nuova Zelanda … non preoccupatevi, non state avendo le traveggole o una crisi di mancanza della Madre Patria. Vuole solo dire che siete a davanti all’International Antarctic Center di Christchurch, la città che è considerata “the gateway to Antarctica” , almeno per coloro che vanno verso il Mare di Ross.

Interno dell'International Antarctic Center
Interno dell’International Antarctic Center

 

Forse solo chi si trova nel paese che è uno stivale rovesciato, quasi agli esatti antipodi del nostro, può capire il moto di orgoglio patriottico che si prova nel vedere il tricolore svettare nell’imprevedibile cielo della Nuova Zelanda, così come vedere lo stemma del PNRA (Programma Nazionale di Ricerca in Antartide) tra quelli dei programmi antartici statunitense e neozelandese.

Ingresso dell'International Antarctic Center, sede di diversi programmi di ricerca antartici.
Ingresso dell’International Antarctic Center, sede di diversi programmi di ricerca antartici.

 

Logo del programma antartico neozelandese. Un pinguino stilizzato con all'interno il simbolo della Nuova Zelanda, la "silver fern" la felce d'argento.
Logo del programma antartico neozelandese. Un pinguino stilizzato con all’interno il simbolo della Nuova Zelanda, la “silver fern” la felce d’argento.

 

 

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TO FLY OR NOT TO FLY

Uso una foto, che ho scattato ad un display all’International Antarctic Center di Christchurch, riferita ai pinguini, uccelli non volatori, per indicare la situazione in cui ci troviamo qui all’altro capo del mondo.

“To fly or not to fly” può essere infatti il motto di queste giornate in cui le condizioni meteo hanno costretto i partecipanti alla spedizione a numerosi “NO GO”.  Con queste due parole i previsori meteo dalle basi antartiche Mario Zucchelli e McMurdo (base americana) comunicano che non è possibile partire per il continente di ghiaccio a causa delle condizioni atmosferiche.  E così, per  diverse mattine dal loro arrivo, il primo gruppo di partecipanti alla spedizione ha visto ripetere la stessa scena: vestiti di tutto punto per affrontare le temperature polari, pronti in aeroporto a salire sull’aereo, per poi avere la comunicazione del “NO GO”.

Il volo per l’Antartide dura circa 8 ore (!) sopra uno dei cieli più turbolenti del mondo.  Una volta partito, a volte l’aereo è costretto a tornare indietro perché dall’Antartide arriva la comunicazione dell’impossibilità di atterrare.

Perché ci sia il “via libera” a partire deve esserci l’ “OK” incrociato da parte di entrambe le piste di atterraggio utilizzate dai C130, quella della Stazione Mario Zucchelli e quella della base americana di McMurdo.

Come vedete arrivare in Antartide, ancora oggi , può essere molto difficile…

QUANTI “PASSI” PER ARRIVARE IN ANTARTIDE

C’era un gioco che facevo da bambina in cui i partecipanti recitavano una filastrocca che iniziava così “Oh regina, reginella, quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello, ecc, ecc….” E la regina rispondeva con un numero di passi per poterla raggiungere.

Vi dico questo perché, se la nostra regina abitasse in Antartide ,per raggiungerla bisognerebbe fare tanti, ma tanti “passi” …

In questo momento mi trovo all’aeroporto di Sydney e sto utilizzando il “performantissimo” wifi per postare questo articolo. Ma, per arrivare a Sydney, partendo da Venezia …  abbiamo ( uso il plurale non perché mi sento Luigi quattordicesimo ma perché con me è partito Emanuele, ricercatore dell’Università di Trieste) fatto scalo a Londra e a Dubai. Nello scalo di Londra abbiamo cominciato a trovare altri amici “antartici”, in attesa come noi del prossimo volo. O meglio…gli altri hanno trovato noi proprio perché eravamo al computer lavorando su questo blog. E, giustamente, chi a Londra, in italiano, parla di Antartide se non qualcuno che parteciperà alla spedizione italiana?! In realtà, avremmo anche potuto non cercare nessuno … nell’aereo, infatti,  ci siamo trovati tutti seduti vicini e questa non può essere di certo una coincidenza…

A Sydney, nelle quasi 12 ore di attesa, abbiamo deciso di fare una passeggiata in città e abbiamo scattato la cosiddetta foto di rito davanti alla Sydney Opera House.

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Vi terrò aggiornati … ora è meglio che mi prepari ai prossimi “passi”… L’aereo per Christchurch partirà a breve.

 

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IL CONTO ALLA ROVESCIA E’ FINITO

Ragazze e ragazzi, amiche ed amici, colleghe e colleghi, il grande giorno è arrivato…sono partita per l’altro capo del mondo.  Per un po’ non riuscirò a postare niente ma aspettate che arrivi laggiù e cercherò di tenervi aggiornati sulla mia esperienza.

Intanto vi ricordo che per tenervi in contatto con me potete usare la casella mail del progetto fabant2014@gmail.com (non inviatemi allegati, però…). In Antartide avrò anche un’altro indirizzo che vi farò sapere appena metterò piede nel continente di ghiaccio.

Arrivederci, au revoir, see you …..

 

ritorno al futuro

RITORNO AL FUTURO

Durante quello che si potrebbe chiamare un  “polar tour” in cui parlo della mia prossima esperienza nel continente di ghiaccio sto veramente muovendomi dalle “Alpi alle quasi piramidi”. Le scuole, infatti, che finora hanno avuto – spero- il piacere di ascoltarmi riguardo l’Antartide sono due Licei Scientifici ai quali sono affettivamente molto legata. Uno è il Liceo Scientifico Marinelli di Udine dove lavoro con grandissima soddisfazione sia umana che professionale, l’altro è il Liceo Scientifico di Ascoli Piceno, la mia bellissima città natale, dove ho passato 5 meravigliosi anni di scuola.

Studenti del Liceo Orsini di Ascoli Piceno durante la presentazione del progetto FABulous ANTarctica
Studenti del Liceo Orsini di Ascoli Piceno durante la presentazione del progetto FABulous ANTarctica

Non potete immaginare l’emozione nel tornare nella scuola che mi ha visto studente nelle vesti di docente… è stato un vero “ritorno al futuro” , proprio perché sono tornata per cercare di appassionare gli studenti di oggi (che sono appunto il nostro futuro) alle tematiche della ricerca polare.

Ci sarò riuscita? Speriamo di si. Io intanto ringrazio i miei colleghi del Liceo Marinelli per il sostegno e l’affetto che mi danno costantemente e le colleghe del Liceo Orsini di Ascoli perché mi hanno fatto sentire a “casa”.

Cosa ne dite di un bel gemellaggio?

 

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AAA Classi Polari Cercasi

Vi state per caso domandando che cosa significa essere una “Classe Polare”? Vi faccio qualche esempio: se sapete la differenza tra il ghiaccio marino e l’iceberg; se sapete che gli orsi polari vivono solo in Artide e non in Antartide; se sapete cosa è il Trattato Antartico; se sapete chi sono Robert Falcon Scott e Roald Amundsen; se avete sentito parlare della rocambolesca avventura dell’Endurance capitanata da Ernest Shackleton… ecco, se sapete qualcuna di queste cose e, magari anche delle altre… allora siete una Classe Polare.

La III L del Liceo Marinelli di Udine è certamente una “Classe Polare” come potete vedere dalle immagini dove vedete gli studenti impegnati ad allestire a scuola una mini-mostra dal titolo: “Antartide: pace e ricerca sotto zero” .

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Se anche voi vi sentite una Classe Polare scrivete a fabant2014@gmail.com spiegando perché e inviandoci qualche foto. Con molto piacere vi pubblicheremo sul sito.

E … ciao ciao III L .

ricercalogistica

Ricerca e logistica: le due “belle” facce della spedizione antartica

L’altro ieri sono stata al centro Enea di Casaccia (Roma) dove ho conosciuto, come direbbe Catarella, “di persona personalmente” (ebbene sì, mi piacciono i romanzi di Montalbano…) qualcuno con cui avevo contatti solo via telefono e mail. Finalmente ho dato un volto alle persone che stanno lavorando per mandarci tutti  quanti  in Antartide.

Questo mi consente di parlare di una cosa di cui forse non si parla spesso: cosa c’è dietro la ricerca in Antartide.

L’immagine dell’Iceberg che, come tutti sanno, ha una parte sommersa che è circa 9 volte quella emersa rappresenta quasi perfettamente il rapporto che c’è tra l’organizzazione logistica e la ricerca in Antartide.

A causa delle estreme e assolutamente particolari condizioni del continente di ghiaccio (condizioni che, d’altro canto, lo rendono un posto privilegiato per la ricerca scientifica) lo sforzo logistico, gestito dall’ENEA, per permettere ai ricercatori di fare il loro lavoro in sicurezza è grandissimo.

Se dei ricercatori devono spostarsi sul ghiaccio per le loro ricerche sono sempre accompagnati dalle Guide Alpine dell’Esercito, oppure, per le ricerche in mare da personale della Marina.

Se in Antartide si rompe qualcosa non è che c’è il ferramenta dietro l’angolo in cui comprare qualsiasi pezzo di ricambio ma ci sono dei meccanici talmente bravi che riescono a riparare qualsiasi cosa con quello che hanno a disposizione. E’ un po’ come quello che succede nelle navi spaziali se si guasta qualcosa.

E a questo punto non posso non menzionare tutto il personale dell’Unità Tecnica Antartica dell’Enea, che dall’ Italia lavora “dietro le quinte” per permettere che in questi giorni si possa aprire il “bianco sipario” sulla XXX Spedizione Italiana in Antartide.

 

Nell’attesa bisogna “sopravvivere”

Immaginate di essere alla Stazione Mario Zucchelli in Antartide e di dovervi allontanare, ad esempio con l’elicottero, per compiere il vostro lavoro di ricerca. Non è che dite “Ciao a tutti, io esco … resterò fuori per un po’ ” (per chi se ne fosse accorto ho fatto una citazione “polare”) e ve ne andate.

Potrebbe, infatti, capitare che mentre siete lontani dalla base, l’elicottero a causa del vento catabatico, non possa tornare a recuperarvi anche per qualche giorno. E allora non possono certo bastare i giubbotti caldi e pesantissimi e gli scarponi tarati per -50 gradi a salvarvi:  è necessario che abbiate portato con voi  lo ZAINO DI SOPRAVVIVENZA obbligatorio per tutti quelli che per qualsiasi motivo si allontanano dalla base.

Una guida alpina dell'esercito che è stato nostro istruttore durante il corso, ci spiega il contenuto dello zaino di sopravvivenza (foto fatta da Alessia Cicconi Copyright PNRA)
Una guida alpina dell’esercito che è stato nostro istruttore durante il corso, ci spiega il contenuto dello zaino di sopravvivenza (foto fatta da Alessia Cicconi Copyright PNRA)

Nello zaino, che deve assicurare la sopravvivenza di 3 persone per 4 giorni si trovano:

1 tenda completa (modello alpinistico) per 3 persone (ci si sta un po’ strettini, in verità, ma tenete in considerazione che è una situazione di emergenza)

1 piccozza multiuso con becca paletta, martello, scure e pala (per assicurare la tenda  … ricordatevi che il  vento è uno dei maggiori problemi per le attività in Antartide!)

3 bombole di gas (per cucinare e sciogliere il ghiaccio…qualcosa bisogna pur mangiare e bere!)

20 mt di cordino (ci sono pochissime cose che non si possono fare con un cordino…parola di McGyver!)

8 scaldini

3 sacchi a pelo

3 coperte termiche a telo

3 materassini gonfiabili

1 eliografo (per segnalazioni luminose per farsi vedere da chi ci viene a prendere)

1 fischietto (per farsi sentire da chi ci viene a prendere)

1 contenitore di fiammiferi antivento (altrimenti voglio proprio vedervi ad accenderli…)

3 fumogeni (per richiamare l’attenzione di chi ci viene a recuperare)

1 fornello a gas con pentolini (modello alpinistico)

6 confezioni di viveri di emergenza liofilizzati

1 scatola sanitaria

Una parte del  contenuto dello zaino di sopravvivenza. (Foto Alessia Cicconi. Copyright PNRA).
Una parte del contenuto dello zaino di sopravvivenza. (Foto Alessia Cicconi. Copyright PNRA)

E sapete quanto pesa in totale tutta questa roba?

La risposta nei prossimi post (cosa non si fa per fidelizzare un lettore?!)

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Ghiaccio mon amour/Gletscherliebe

Si conclude oggi il quarto Campus di Glaciologia organizzato dai Dipartimenti Istruzione di lingua italiana e tedesca della Provincia autonoma di Bolzano e che ha visto protagonisti 21 ragazzi dell’ultimo anno di scuola superiore appartenenti a 9 istituti di cui 5 di lingua italiana e 4 di lingua tedesca.

In un programma fittissimo di argomenti “glaciali” non poteva mancare un riferimento al continente di ghiaccio per eccellenza.

Ed eccomi quindi a presentare la ricerca che si svolge in Antartide e la mia futura esperienza alla Base Zucchelli davanti ad una platea attentissima, chissà, di futuri glaciologi.

Un ringraziamento particolare a Walter Carbone e Susanne Hellrigl, gli organizzatori del progetto, che mi hanno invitato a parlare di FABulous ANTarctica.

Per saperne di più collegatevi al sito www.ortles.org

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A “spasso” tra le fiamme

Una delle emergenze più ricorrenti nel regno dei ghiacci, sembrerà strano, ma è proprio il fuoco. In Antartide, infatti, sarebbe impossibile la vita umana senza un adeguato riscaldamento. Ma a volte è proprio questa esigenza a portare ad incendi più o meno gravi.
Per questo motivo durante il corso di addestramento abbiamo simulato diverse situazioni critiche come quella che potete vedere nel video… il tutto grazie ai disponibilissimi Vigili del Fuoco.

Attività svolta nell’ambito del Protocollo di intesa fra MIUR e MNA per diffondere le conoscenze scientifiche sulle regioni polari agli studenti di scuola secondaria e con la collaborazione del PNRA