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Quattro chiacchiere con… i glaciologi.

Nella posta di Fabant ho ricevuto questa richiesta.

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Vi allego anche l’articolo che mi è stato spedito.

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Chiaramente dopo aver ricevuto questa domanda ho cominciato a chiedere in giro ai vari ricercatori dell’ambito “glaciologia” e “cambiamenti climatici” e facendo una sintesi di quello che è mi è stato detto è venuto fuori questo che vi scrivo di seguito.

Riallacciandosi alle ultime frasi dell’articolo i ricercatori sono d’accordo nel dire che quello misurato è un andamento di soli 30 anni e che la stessa cosa potrebbe essersi ripetuta altre migliaia di volte nella storia della Terra che, come oramai chiaro, ha vissuto cicli di raffreddamento e riscaldamento.
Non esiste in realtà una risposta univoca. Sicuramente la temperatura non è necessariamente l’unico parametro da prendere in considerazione. Ad esempio in un solo giorno, come è accaduto appunto intorno al 10 ottobre, a causa di forti venti catabatici è stato calcolato dalle immagini da satellite che il pack è aumentato di oltre 50.000 km quadrati (Sicilia e Sardegna insieme). Per contro, quest’anno, in Artide è stata registrata una delle minori estensioni del pack da quando esistono le misurazioni.

Il ghiaccio marino in disgregazione visto dall'alto. Copyright PNRA
Il ghiaccio marino in disgregazione visto dall’alto. Copyright PNRA

Rimanendo alle nostre latitudini, per fare un esempio di come l’estensione del ghiaccio non sia correlata solo negativamente con la temperatura ( cioè maggiore temperatura=minore ghiaccio) come si potrebbe pensare intuitivamente, si pensi che piccoli ghiacciai delle Alpi Orientali in anni caldi hanno aumentato la loro estensione. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che alte temperature (in situazione di clima freddo) possono portare ad un aumento delle precipitazioni nevose che accumulandosi ingrandiscono i ghiacciai.

Come vedete parlare di cambiamento climatico, estensione dei ghiacci e così via è veramente complesso! Le ricerche che si svolgono qui in Antartide cercano di trovare la chiave per risolvere tanti interrogativi e dipanare molti dubbi riguardo il grande sistema complesso che è l’Ecosistema Terra.

Grazie agli alunni della IIA della Scuola Primaria “Trento e Trieste” di Cremona e alle loro insegnanti Monica Boccoli e Simonetta Anelli che sono veramente attivissime nelle scienze polari.

Fermento polare. Nelle scuole FabAnt

Ci siamo. Le scuole FabAnt sono definitivamente decollate. Ecco alcune delle attività svolte dai temerari studenti polari. E una iniziativa per docenti

  1. All’IIS Vespucci di Livorno sotto la guida della Prof Marianna Daniele gli studenti hanno lavorato al progetto didattico “Penguinwacth” che con un metodo ludico ma anche scientificamente rigoroso è riuscito ad avvicinare i ragazzi alla ricerca scientifica . Gli studenti hanno sviluppato non solo competenze strettamente legate al tema biologico ma anche competenze più ampie e trasversali (cittadinanza attiva, TIC, CLIL…).
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    Gli studenti del “Vespucci” di Livorno al lavoro

     

  2. A Cremona invece i ragazzi della 2°A della scuola “Trento Trieste” sotto la guida delle Prof.sse Monica Boccoli e Simonetta Anelli, hanno deciso di utilizzare FabAnt per studiare l’acqua e il ghiaccio in tutte le loro forme, realizzando anche un simpatico video.
  3. Segnalo infine che a fine Novembre a Trieste si svolgerà un workshop per insegnanti polari. Son previsti sia interventi di ricercatori dell’OGS, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Oceanografia Sperimentale sia tanti laboratori didattici pronti da svolgere in classe. C’è in programma anche un collegamento in diretta con me…

Vi ricordo che se mi volete mandare foto delle vostre attività nelle scuole, devo applicare alcune regole elementari di privacy. Quindi potrò pubblicare solo le immagini (o i video) in cui non sono visibili volti di studenti a meno che non siano maggiorenni oppure mi facciate avere una liberatoria alla pubblicazione di tale materiale.

Sei alla ricerca di una idea di attività o laboratorio polare da fare in classe? Scrivimi. Ho montagne, anzi iceberg, di laboratori pronti da svolgere.

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Atterraggio … anzi no, ammaraggio …anzi no, “a-pack-aggio”

Ed eccomi atterrata sul … mare !
Ah, non ve l’ho detto? Il nostro L-100 atterra sul ghiaccio marino (il pack). Quindi, tecnicamente, abbiamo fatto un ammaraggio… Lo so … sembra incredibile, ma finché il ghiaccio marino avrà uno spessore di almeno 2 metri l’aereo potrà continuare ad atterrarci sopra, poi, bisognerà arrivare alla base Mario Zucchelli via mare.
Durante l’inverno australe le basse temperature atmosferiche provocano il congelamento del primo strato di mare formando il cosiddetto pack o banchisa o ghiaccio marino.

Guardate che differenza tra l’estensione del pack tra l’estate e l’inverno australe.

Estensione minima del pack durante l'estate australe.
Estensione del pack o ghiaccio marino durante l’estate australe.
Estensione del pack o ghiaccio marino durante l'inverno australe.
Estensione del pack o ghiaccio marino durante l’inverno australe.

 

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Il viaggio (parte seconda)

All’inizio solo ghiaccio marino che sta cominciando a fratturarsi (lo sorvoleremo per un’oretta) …

Il ghiaccio marino visto dall'alto. Copyright PNRA
Il ghiaccio marino visto dall’alto. Copyright PNRA

… poi, come se uscisse da un sogno, il continente vero e proprio con tutte le sue diverse morfologie glaciali.

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Uno dei piloti del L-100 ( un C-130 modificato per voli civili) che compie questi viaggi aerei diverse volte l’anno mi ha detto, mentre guardavo estasiata fuori dai finestrini: “ Ho visto questo spettacolo tante volte, ma ogni volta è sempre un’emozione diversa…”