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Ricerca e logistica: le due “belle” facce della spedizione antartica

L’altro ieri sono stata al centro Enea di Casaccia (Roma) dove ho conosciuto, come direbbe Catarella, “di persona personalmente” (ebbene sì, mi piacciono i romanzi di Montalbano…) qualcuno con cui avevo contatti solo via telefono e mail. Finalmente ho dato un volto alle persone che stanno lavorando per mandarci tutti  quanti  in Antartide.

Questo mi consente di parlare di una cosa di cui forse non si parla spesso: cosa c’è dietro la ricerca in Antartide.

L’immagine dell’Iceberg che, come tutti sanno, ha una parte sommersa che è circa 9 volte quella emersa rappresenta quasi perfettamente il rapporto che c’è tra l’organizzazione logistica e la ricerca in Antartide.

A causa delle estreme e assolutamente particolari condizioni del continente di ghiaccio (condizioni che, d’altro canto, lo rendono un posto privilegiato per la ricerca scientifica) lo sforzo logistico, gestito dall’ENEA, per permettere ai ricercatori di fare il loro lavoro in sicurezza è grandissimo.

Se dei ricercatori devono spostarsi sul ghiaccio per le loro ricerche sono sempre accompagnati dalle Guide Alpine dell’Esercito, oppure, per le ricerche in mare da personale della Marina.

Se in Antartide si rompe qualcosa non è che c’è il ferramenta dietro l’angolo in cui comprare qualsiasi pezzo di ricambio ma ci sono dei meccanici talmente bravi che riescono a riparare qualsiasi cosa con quello che hanno a disposizione. E’ un po’ come quello che succede nelle navi spaziali se si guasta qualcosa.

E a questo punto non posso non menzionare tutto il personale dell’Unità Tecnica Antartica dell’Enea, che dall’ Italia lavora “dietro le quinte” per permettere che in questi giorni si possa aprire il “bianco sipario” sulla XXX Spedizione Italiana in Antartide.