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Oh, Sole mio … da Soveria Simeri all’Antartide

Questo post è dedicato alla “mitica” IIIA  dell’I.C. “B Citriniti”  di Soveria Simeri e alla loro  Professoressa Donata Perri, che nella posta di Fabant qualche settimana fa mi hanno chiesto di misurare l’ombra di un bastone lungo un metro a mezzogiorno qui in Antartide.

Vi starete chiedendo il perché questa richiesta, non è vero? La risposta è che la nostra IIIA sta partecipando ad un progetto che coinvolge scuole di tutto il mondo che si chiama “Sun Shadow” proposto dal Museo Nazionale dell’Antartide e dalla belga International Polar Foundation.

I ragazzi misurano l’ombra di uno “gnomone” a mezzogiorno in determinati giorni dell’anno e inseriscono i dati in un archivio mondiale.

I ragazzi della IIIA misurano l'ombra dello gnomone.
I ragazzi della IIIA misurano l’ombra dello gnomone.

Ma non è finita: servendosi di un quadrante, i ragazzi misurano l’altezza del Sole , cioè l’angolo tra  il piano dell’orizzonte e la nostra stella.

Con un quadrante i ragazzi misurano anche l'altezza del sole, cioè l'angolo tra il piano dell'orizzonte e la nostra stella.
Con un quadrante i ragazzi misurano anche l’altezza del sole,

Queste misurazioni, ripetute diverse volte durante l’anno, consentono di costruire dei grafici che aiutano gli studenti a capire le relazioni tra movimenti del Sole, latitudine, irraggiamento, alternanza delle stagioni.

Analisi dei dati rilevati nel progetto "Sun Shadow".
Analisi dei dati rilevati nel progetto “Sun Shadow”.

E come potevo tirarmi indietro alla richiesta di una classe “polare” così motivata?!

E allora eccomi alle 12:03 del 21 dicembre (giusto per la cronaca: quasi il momento esatto del solstizio d’estate per chi come me si trova nell’emisfero australe, solstizio d’inverno per chi si trova in quello boreale) a misurare l’ombra dello gnomone.

Una promessa è una promessa. Copyright PNRA.
Una promessa è una promessa. Copyright PNRA.

Nella foto sopra mi trovo al campo remoto di Edmonson Point dove vive una colonia di Pinguini di Adelia oggetto di una ricerca a lungo termine del  PNRA (Programma Nazionale di Ricerca in Antartide).

E per finire vi invio le coordinate del punto in cui ho preso la misura.

Latitudine e longitudine del punto dove ho preso la misura. Copyright PNRA.
Latitudine e longitudine del punto dove ho preso la misura. Latitudine: 74.33067° Sud; Longitudine: 165.14151° Est. Copyright PNRA.

Ops …stavo dimenticando la misura: l’ombra proiettata dallo gnomone era lunga 120,5 cm.

Grazie ancora ai ragazzi di Soveria Simeri e se volete saperne di più sull’attività “Sun Shadow” cliccate qui.

 

14 dicembre 1911: una data “antartica” da ricordare!

Questo post è dedicato alla classe “polare”  III dell’Istituto Comprensivo “B. Citriniti” di Soveria Simeri (Catanzaro) che mi ha inviato le foto di una bellissima attività su uno degli argomenti più affascinanti di cui ci si possa interessare: l’esplorazione dell’Antartide.

Uno dei poster realizzato dagli allievi sulle spedizioni antartiche.
Uno dei poster realizzato dagli allievi sulle spedizioni antartiche. Sono nominati i tre principali protagonisti della conquista del continente antartico: Roald Amunsen, Robert Falcon Scott ed Ernest Shackleton.

Lo so, avrei dovuto pubblicarlo l’altro ieri…  ma meglio tardi che mai! Infatti il 14 dicembre del 1911 l’esploratore Roald Amundsen raggiungeva, primo nel mondo, il polo Sud geografico seguito, circa un mese dopo, da un altro esploratore polare, Robert Falcon Scott tragicamente morto durante la via del ritorno con gli altri componenti della spedizione. La storia di queste due spedizioni è raccontata in decine di libri oltre che dai diari degli stessi partecipanti. Inoltre la macchina fotografica e la videocamera erano già in uso agli inizi del ‘900 e c’era sempre un fotografo  a documentare questi viaggi di esplorazione. Questo ci consente di “vedere in faccia” i protagonisti di queste vicende e di sentirli, come dire, più “veri”.

La tenda, battente bandiera norvegese, collocata nei pressi del Polo Sud  da Amundsen ed i suoi uomini.
La tenda, battente bandiera norvegese, collocata nei pressi del Polo Sud da Amundsen ed i suoi uomini.

Ma non finisce qui l’interesse di questa fantastica classe “polare” per il nostro continente preferito. Guardate, sempre guidati dalla loro insegnante Donata Perri, che cosa hanno realizzato. E quando la creatività e la scienza si incontrano viene sempre fuori qualcosa di “fabulous”!!!

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Un bellissimo plastico dell’ambiente antartico. Bravissimi bambini!

 

Lezioni “freezzanti” all’IIS Vespucci di Livorno

Questo post è dedicato ad alcune classi, rispettivamente una prima e due seconde,  dell’Istituto Tecnico ad indirizzo economico dell’IIS  “A. Vespucci” di Livorno, assolutamente delle “classi polari”!

Le scienze polari possono veicolare praticamente tutti i contenuti dei programmi di scienze.
Le scienze polari possono veicolare praticamente tutti i contenuti dei programmi di scienze.

Pensate che gli studenti di queste classi, guidati dall’ insegnante “polare” Marianna Daniele stanno addirittura “facendo lezione” a studenti di scuola secondaria di primo grado realizzando quello che per gli addetti ai lavori della scuola si chiama “curriculo verticale”.

Uno studente che fa lezione ad altri studenti: che meraviglia!
Una studentessa che fa lezione ad altri studenti: che meraviglia!

Ebbene sì, le scienze polari sono così affascinanti che conquistano grandi e piccoli e si prestano quindi a fare da “ponte” tra diversi ordini di scuola.

Classi polari dell'IIS Vespucci. Brrr...che belli!
Classi polari dell’IIS Vespucci. Brrr…che belli!

La professoressa Marianna Daniele, nella mail che mi scrive, mi invita ad una giornata “Fabulous” (proprio così l’ha chiamata) che vorrebbe organizzare nella sua scuola. Questo nome mi piace talmente tanto che non posso fare altro che accettare!

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4 Dicembre: santa barbara.

Stamattina davanti la macchinetta del caffè, Andrea dice ” Allora … non mi fate gli auguri?!”  Qualcuno risponde “E’ il tuo compleanno?” “Ma no” continua Andrea ” Oggi è Santa Barbara, la protettrice dei Vigili del Fuoco e della Marina Militare”

Quale migliore occasione per fare un post che dedico “of course” a tutte le “Barbara” (compresa la mia migliore amica) che conosco  ma anche ai Vigili del Fuoco e al personale della Marina Militare che sono presenti qui a Mario Zucchelli Station (MZS).

Giuseppe Possenti e Andrea Cavalieri. Due Vigili del Fuoco di MZS. Copyright PNRA.
Giuseppe Possenti dipendente Enea facente parte della squadra emergenza di MZS  e Andrea Cavalleri Vigile del Fuoco. Copyright PNRA.

“I Vigili del Fuoco qui a MZS ricoprono diverse funzioni” ci spiega il responsabile Andrea Cavalleri  “Ad esempio io mi occupo del rifornimento di carburante dei velivoli (aeroplani ed elicotteri), l’altro Vigile professionista, Antonio De Leonardis, si occupa della manutenzione degli automezzi”.

Da destra: Antonio De Leonardis Vigile del Fuoco, Daniele Visparelli e Giuseppe Caivano volontari nelle operazioni di assistenza a atterraggio e decollo dei mezzi aerei sul pack. Copyright PNRA.
Da destra: Antonio De Leonardis Vigile del Fuoco, Daniele Visparelli e Giuseppe Caivano volontari nelle operazioni di assistenza all’ atterraggio e al decollo dell’L-100 sul pack. Copyright PNRA.
Da destra: Andrea Cavalieri Vigile del Fuoco,  Antonio Zanutta e Lorenzo De  Silvestri volontari. Copyright PNRA.
Da destra: Andrea Cavalleri Vigile del Fuoco, Antonio Zanutta e Lorenzo De Silvestri volontari. Copyright PNRA.
Anche io ho fatto volontaria durante le operazioni di atterraggio e decollo dell' L-100 sul pack. Copyright PNRA.
Anche io ho fatto la volontaria durante le operazioni di atterraggio e decollo dell’ L-100 sul pack. Copyright PNRA.

Anche i militari della Marina svolgono diversi ruoli. Ad esempio come guide alpine per accompagnare i ricercatori nelle zone più disagiate del continente antartico e anche come palombari per le immersioni in cui svolgono i campionamenti che i ricercatori non potrebbero effettuare da soli viste le condizioni estreme dell’Oceano Meridionale.

Patrizio, Mario ed Emanuele sono tre rappresentanti della Marina Militare qui a MZS. Copyright PNRA.
Patrizio, Mario ed Emanuele sono tre rappresentanti della Marina Militare qui a MZS. Copyright PNRA.
Un fuoribordo del PNRA dove lavorano ricercatori coadiuvati da militari della Marina. Copyright PNRA.
Un fuoribordo del PNRA dove lavorano ricercatori coadiuvati da militari della Marina. Copyright PNRA.

“Per immergerci usiamo una muta stagna che ci consente di poter restare in acqua per 20 minuti” Ci racconta Mario, un maresciallo della Marina “prestato” alla ricerca per questo breve periodo della Spedizione in Antartide. “Infatti, a causa della bassa temperatura dell’acqua” continua Mario “ il corpo per cercare di contrastare l’ipotermia toglie il sangue alle estremità, cioè mani e piedi che rischiano il congelamento”.

Mario indossa la sua muta stagna. Copyright PNRA.
Mario indossa la sua muta stagna. Copyright PNRA.

Un altro ruolo in questo momento ricoperto da un pilota della Marina Militare, Alessio Chirivino, è quello di responsabile della Sala Operativa, il cervello organizzativo della base.

Qui in sala operativa vengono raccolte tutte le esigenze dei ricercatori e si schedulano le attività in modo da ottimizzare le risorse disponibili in termini di mezzi aerei, navali e terrestri” Ci spiega Alessio. ” Tutto quello che succede in base deve passare sotto l’occhio vigile della sala operativa”.

Il nostro chef di cucina sta già preparando due torte per festeggiare la ricorrenza. Abbiamo già tutti l’acquolina in bocca!

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Buon “Antarctica Day” da Mario Zucchelli Station

“I Governi dell’Argentina, dell’Australia, del Belgio, del Cile, della Repubblica Francese, del Giappone, della Nuova Zelanda, della Norvegia, dell’Unione del Sud-Africa, dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord e degli Stati Uniti d’America, riconoscendo che è nell’interesse dell’intera umanità che l’Antartide continui ad essere sempre usata esclusivamente per fini pacifici e non divenga teatro od oggetto di discordie internazionali;[…] convinti che la creazione  di basi solide per la continuazione e lo sviluppo della cooperazione internazionale fondata sulla libertà della ricerca scientifica nell’Antartide […] è conforme agli interessi della scienza e del progresso dell’intera umanità […] ; hanno convenuto quanto segue …”

E quello che segue a questo incipit è il Trattato Antartico, un insieme di articoli che definisce le modalità per assicurare la conservazione dell’ambiente antartico e delle sue importanti risorse naturali.

Tutto bellissimo e normale se non fosse che questo Trattato è stato firmato il primo dicembre del 1959 in un periodo della storia mondiale che definire “caldo” è poco (tanto che va sotto il nome di “guerra fredda”).

Quando nei primi articoli si leggono frasi come “L’Antartide verrà usata a soli scopi pacifici” o parole come “cooperazione internazionale” non si può far altro, visto il momento storico in cui sono state scritte, che pensare di essere di fronte ad un “miracolo”.

Solo il magico continente di ghiaccio poteva fare tanto e diventare il simbolo di una speranza per tutta l’umanità: pace e cooperazione all’insegna della ricerca scientifica!

Oggi fanno parte del Sistema del Trattato Antartico 45 paesi tra cui l’Italia che ha aderito il 18 marzo del 1981.

Da quel non troppo lontano 1959,ogni primo di dicembre si “festeggia” l’Antarctica Day.

Care scuole Fabant se nelle vostre classi avete organizzato qualche iniziativa per ricordare questa giornata inviatemi qualcosa così la pubblico sul blog.

Buon Antarctica Day a tutti!

 

Un'immagine non del tutto aggiornata della collocazione delle basi antartiche. Avere una stazione di ricerca in Antartide è condizione necessaria per aderire al Sistema del Trattato Antartico.
Un’immagine, non del tutto aggiornata, della collocazione delle basi antartiche. Avere una stazione di ricerca in Antartide è condizione necessaria per aderire al Sistema del Trattato Antartico.

 

Cosa mangiamo oggi?

Questo post è dedicato alle classi IA e IB dell’Istituto “Vacchelli” di Cremona che, con la loro insegnante Maria Laura Beltrami, stanno lavorando attivamente sulle Scienze Polari.

Le classi IA e IB dell'Istituto Vacchelli di Cremona al lavoro sulle scienze polari.
Le classi IA e IB dell’Istituto Vacchelli di Cremona al lavoro sulle scienze polari.

Tra le loro domande ce ne è una a cui rispondo con questo post così approfitto per tranquillizzare mia madre, i miei amici e alcuni miei studenti (cara IV i che si preoccupa per la sua prof!): cosa mangiamo qui in Antartide?

Vi dico subito che se state cercando il miglior ristorante sulla faccia della Terra è proprio qui che dovete venire: alla Stazione Mario Zucchelli (MZS)  a Baia Terra Nova. Lo so, non è proprio dietro l’angolo … peccato!

Insegna del "Ristorante"  della Base Mario Zucchelli. Copyright PNRA
Insegna del “Ristorante” della Base Mario Zucchelli.
Copyright PNRA

All’Antica Porperia, così è stata battezzata la “cucina” di  di MZS è come avere un piccolo angolo d’Italia nel luogo più lontano dalla nostra patria che si possa immaginare. Un angolo fatto di sapori e profumi e per dimostrarvelo vi allego due esempi di menù che gli “abitanti” di MZS si trovano all’ingresso della mensa.

Entrando in mensa, come in ogni ristorante che si rispetti, si può consultare il menù del giorno, preparato da Tiziano Bastianelli. Come vedete lo chef Franco ci vizia. Copyright PNRA
Entrando in mensa, come in ogni ristorante che si rispetti, si può consultare il menù del giorno, preparato da Tiziano Bastianelli. Come potete vedere lo chef Franco ci vizia. Copyright PNRA

Come vi ho già raccontato in altri post, in questo luogo dove non esistono dì e notte è facile perdere la nozione del tempo e la cucina scandisce il ritmo non solo delle giornate ma anche delle settimane. Tutti i sabati si mangia la pizza e questa è entrata di diritto  nel “gergo” della base (quale piccola comunità non ne crea uno proprio?!) come unità di misura del tempo. Non è inusuale ascoltare conversazioni come queste: “Da quanto sei arrivato in base?” ” Da due pizze” ( due settimane..)!

Il menù di oggi. E' sabato ed è prevista pizza. Copyright PNRA.
Il menù di oggi. E’ sabato ed è prevista pizza. Copyright PNRA.

 

 

Emanuele (addetto cucina), Luigi (aiuto cuoco) e Franco (chef). La "cucina" al completo. Copyright PNRA.
Emanuele (addetto cucina), Luigi (aiuto cuoco) e Franco (chef). La “cucina” al completo. Copyright PNRA.

Grazie Emanuele, Luigi e Franco … siete fortissimi!

 

 

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Quattro chiacchiere con… un “Invernante”

La Professoressa Raffaella Tedesco del Liceo Scientifico Statale “F. Severi” di Salerno mi scrive questa mail:
Abbiamo letto in classe l’articolo “VIAGGIO PER DOME C” e i miei alunni mi hanno sommerso di domande che giro a voi per le risposte.

Per affrontare questo periodo così lungo

1) Quali problemi di ambientazione hanno dovuto superare?
2) Per tutti questi mesi come hanno fatto a rifornirsi ?
3) Quale è la temperatura all’interno della base e come funziona l’impianto di riscaldamento?
4) Quali combustibili si usano per la cucina e l’acqua calda?
5) La mancanza di luce solare per tanto tempo influisce sulla fisiologia (la vista) e sulla psiche?
Curiosità:
1) Come si smaltiscono i rifiuti (anche quelli corporei)?
2) Come ci si lava?
3) Come si passa il tempo (oltre a giocare a …calcetto)?
Grazie in anticipo

Cari studenti del Liceo Scientifico Statale “F. Severi” ,avete avuto una fortuna pazzesca: infatti per qualche giorno nella nostra base si sono fermati alcuni “invernanti” (nel gergo “antartico” si definisce “invernante” una persona che ha passato in Antartide il buio inverno) in attesa di ripartire per l’Italia dopo la loro esperienza a Dome C.
Si offre per l’intervista Daniele Tavagnacco, Dottorando in Astrofisica dell’Università di Trieste che ringrazio moltissimo.

Daniele in procinto di ripartire per l'Italia. Copyright PNRA
Daniele in procinto di ripartire per l’Italia.
Copyright PNRA

Ecco le risposte di Daniele

Innanzitutto ci sono problemi legati all’ipossia cioè legati alla mancanza di ossigeno (la base Concordia si trova alla quota di circa 3300 m sul livello del mare) quindi nei primi giorni tutti abbiamo avuto mal di testa e problemi di stomaco. Inoltre si hanno problemi a dormire perché durante la notte non riesci a respirare e, in generale, ti stanchi anche a fare piccoli lavori e movimenti. Anche fare le scale diventa difficile! Quando siamo tornati qui “al mare” (Mario Zucchelli Station e una base costiera) ho avvertito da subito una sensazione di leggerezza e un minore affaticamento nel fare le cose. Praticamente quello che succede agli atleti quando fanno allenamento in quota per aumentare i globuli rossi che trasportano ossigeno nel sangue.
Pensate che a Concordia nei primi mesi il cuore non scende mai sotto i 100 battiti (la normalità sarebbe 80) mentre in pochi giorni a MZS (Mario Zucchelli Station) il battiti sono tornati a valori normali.
E poi il freddo, un freddo intenso che rende tutto quello che devi fare enormemente più difficile.

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Per proteggersi dal freddo bisogna utilizzare dei particolari indumenti protettivi. Copyright PNRA.

Il rifornimento viene fatto nel periodo estivo con 3 traverse da 150 tonnellate ciascuna che trasportano carburante, cibo e attrezzature.

Una traversa, cioè mezzi cingolati atti al trasporto su neve. Le traverse partono dalla base costiera francese Dumont D'Urville per arrivare a Concordia in circa 15 giorni. Copyright PNRA.
Una traversa, cioè mezzi cingolati atti al trasporto su neve.
Le traverse partono dalla base costiera francese Dumont D’Urville per arrivare a Concordia in circa 15 giorni.
Copyright PNRA.

L’impianto di riscaldamento è di “cogenerazione” cioè il raffreddamento dei generatori elettrici viene usato come riscaldamento per la base.
All’interno della base si sta bene: la temperatura va dai 18 a 22 gradi e dipende dalle attività. Se ad esempio il calore a disposizione viene usato per scioglier la neve per fare acqua potabile la temperatura scende leggermente.

La neve sciolta rappresenta la fonte di acqua potabile e per gli usi comuni. Copyright PNRA.
La neve sciolta rappresenta la fonte di acqua potabile e per gli usi comuni.
Copyright PNRA.

Il combustibile usato è principalmente il gasolio. E’ un gasolio particolare che deve resistere a basse temperature e per questo è quasi interamente deidratato cioè con meno acqua possibile.
Ci sono diversi studi sulla fisiologia e psicologia dell’uomo nelle condizioni di buio protratto. L’impatto maggiore è l’assenza di vitamina D che si produce solo con esposizione al Sole e quindi va assunta via orale. A Concordia ci troviamo a vivere le condizioni degli astronauti che si trovano in stazioni spaziali orbitanti. Sono le condizioni degli astronauti. Infatti per avere maggiori informazioni riguardo questi studi potete visitare il sito dell’ESA dove c’è una parte dedicata proprio alle ricerche fatte a Concordia.
Il Trattato Antartico vieta di lasciare i rifiuti in Antartide, quindi c’è una forma di riciclaggio molto spinto. I rifiuti vengono differenziati e, messi in un containere, vengono riportati a casa (o Italia o Francia … ricordate che è una base italo-francese?).
L’acqua viene riciclata con sistema sviluppato dall’ ESA (Agenzia Spaziale Europea) che ricicla l’80% dell’acqua. Proprio per questo vengono usati saponi particolari.
Per lavarsi ci sono docce e bagni normali. L’unica regola che si deve rispettare è la brevità, vista la mancanza di acqua.
Durante il tempo libero si usano delle stanze dedicate dove ci sono delle attrezzature di svago. C’è una palestra, sale video, giochi di società. Ma il mio passatempo preferito era fare foto in esterna.

Sala tempo libero della Base Concordia. Copyright PNRA.
Sala tempo libero della Base Concordia.
Copyright PNRA.
Come dare torto a Daniele? Lo spettacolo del cielo stellato che offre Concordia è una meraviglia. Copyright PNRA:
Come dare torto a Daniele? Lo spettacolo del cielo stellato che offre Concordia è una meraviglia. Copyright PNRA.

E’ difficilissimo tenersi in contatto con il resto del mondo.
Viste le condizioni ambientali è proprio una condizione di estremo isolamento.

Grazie tante Daniele, buon rientro in Italia!

 

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Non dire “foca” se non ce l’hai nel sacco!

Ebbene si: ho giocato con il detto “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”! Ma credetemi :appena avrete finito di leggere questo post e visto le immagini vi renderete conto di quanto ho ragione.

Intanto considerate che una foca di Weddell adulta può pesare oltre 500 kg quindi per poterla catturare e posizionare le targhette di riconoscimento, senza dover utilizzare un’anestesia che potrebbe risultare invasiva per l’animale, l’unico modo è cercare di immobilizzarla con l’ausilio di un sacco. Infatti, una volta “finita nel sacco” la foca si calma e i ricercatori possono fare il loro lavoro. Il tutto dura pochissimi minuti e risulta molto meno fastidioso per l’animale rispetto al sistema che ricorre all’anestesia. Inoltre, in questo modo, il cucciolo e la madre non si separano mai.

Una coppia mamma-cucciolo sul pack. Per la ricerca che stiamo effettuando è importante pesarli per poi valutare le differenze di peso in una seconda valutazione che verrà effettuata dopo circa un paio di settimane. Copyright PNRA.
Una coppia mamma-cucciolo sul pack. Per la ricerca che stiamo effettuando è importante pesarli per poi confrontare le differenze di peso in una seconda valutazione che verrà effettuata dopo circa un paio di settimane. Copyright PNRA.
L'unico modo per far calmare la foca, senza addormentarla, per poterle applicare le targhette di riconoscimento, è infilarle la testa in un cappuccio, un'operazione che dura pochi minuti. Copyright PNRA.
L’unico modo per far calmare la foca, senza addormentarla, per poterle applicare le targhette di riconoscimento, è infilarle la testa in un cappuccio; un’operazione che dura pochi minuti. Copyright PNRA.
Foca "incappucciata" per permettere ai ricercatori di effettuare il loro lavoro. Mentre viene targata la mamma il cucciolo rimane sempre attorno agli operatori senza allontanarsi. Copyright PNRA.
Foca “incappucciata” per permettere ai ricercatori di effettuare il loro lavoro. Mentre viene targata la mamma, il cucciolo rimane sempre attorno agli operatori senza allontanarsi. Copyright PNRA.
Per il cucciolo spesso non serve il cappuccio. Basta immobilizzarlo per qualche secondo ... con tutta la dolcezza che questi piccoli ispirano. Copyright PNRA.
Per il cucciolo spesso non serve il cappuccio. Basta immobilizzarlo per qualche secondo … con tutta la dolcezza che questi piccoli ispirano. Copyright PNRA.
Quando si "lavora" sul cucciolo qualcuno deve tenere a bada le mamme che sono molto protettive. Per questo si usa una tavola di legno che, coprendole per pochi minuti la vista del suo piccolo, la dissuada dal "correre" verso di lui.Copyright PNRA.
Quando si “lavora” sul cucciolo qualcuno deve tenere a bada le mamme che sono molto protettive. Per questo si usa una tavola di legno che coprendo per qualche minuto la vista del piccolo dissuada la mamma dal “correre” verso di lui. Copyright PNRA.
Alla fine di tutta la procedura ci accertiamo sempre che mamma e cucciolo tornino insieme. Copyright PNRA.
Al termine di tutta la procedura ci accertiamo sempre che mamma e cucciolo tornino insieme. Sarebbe deleterio per un cucciolo perdere la mamma, fonte unica della sua alimentazione per diverse settimane. Copyright PNRA.
Quello che oramai è chiamato "il gruppo foche" (Giorgio, Arnold, Roberto, Sergio (medico della base venuto farci "visita" al campo remoto), Fedele ed io. Copyright PNRA.
Quello che oramai è chiamato “il gruppo foche” (Giorgio, Arnold, Roberto, Sergio (medico della base venuto farci “visita” al campo remoto), Fedele ed io. Copyright PNRA.
Campo remoto a Key Island allestito per studiare le foche di Weddell lì presenti. Copyright PNRA.

campo remoto: cosa sarà mai?!

Cosa è un campo remoto?  Vi chiederete, vero?!

Ve lo spiego subito: ogni volta che i ricercatori devono effettuare i loro studi in siti lontani dalla base viene allestito nel luogo in questione un “campo remoto” che altro non è che una tenda più grande del solito, dove si dovrà dormire, mangiare, lavarsi … insomma convivere in un piccolo spazio.

Quel puntino sul pack che vedete è la tenda del nostro campo remoto. Copyright PNRA
Quel puntino sul pack che vedete è la tenda del nostro campo remoto. Copyright PNRA.

Diciamo che l’esperienza del campo remoto mette alla prova non solo la resistenza fisica per chi, come noi (e non provate a negarlo…) è abituato ad avere tutte le comodità ma anche quella psicologica. E’ infatti fondamentale che il gruppo che vive questa convivenza sia costituito da persone che cerchino di andare d’accordo tra loro lasciando da parte personalismi e pretese e facendo di tolleranza e disponibilità le parole d’ordine.

Interno della tenda. Scusate il disordine: siamo appena arrivati. Copyright PNRA
Interno della tenda. Scusate il disordine: siamo appena arrivati. Copyright PNRA

Ci sono anche dei risvolti umani, a volte, imprevedibili: si possono allacciare bellissimi rapporti con persone che a MZS (Mario Zucchelli Station), in mezzo a tante altre, spesso non hai la possibilità di conoscere bene e costruisci dei ricordi basati su emozioni che sai che solo con quelle persone potrai condividere.

Tutti collaborano per la riuscita del campo: chi cucina, chi lava i piatti, chi riordina. Proprio come in una piccola comunità. Copyright PNRA.
Tutti collaborano per la riuscita del campo: chi cucina, chi lava i piatti, chi riordina. Proprio come in una piccola comunità. Copyright PNRA.

Fermento polare. Nelle scuole FabAnt

Ci siamo. Le scuole FabAnt sono definitivamente decollate. Ecco alcune delle attività svolte dai temerari studenti polari. E una iniziativa per docenti

  1. All’IIS Vespucci di Livorno sotto la guida della Prof Marianna Daniele gli studenti hanno lavorato al progetto didattico “Penguinwacth” che con un metodo ludico ma anche scientificamente rigoroso è riuscito ad avvicinare i ragazzi alla ricerca scientifica . Gli studenti hanno sviluppato non solo competenze strettamente legate al tema biologico ma anche competenze più ampie e trasversali (cittadinanza attiva, TIC, CLIL…).
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    Gli studenti del “Vespucci” di Livorno al lavoro

     

  2. A Cremona invece i ragazzi della 2°A della scuola “Trento Trieste” sotto la guida delle Prof.sse Monica Boccoli e Simonetta Anelli, hanno deciso di utilizzare FabAnt per studiare l’acqua e il ghiaccio in tutte le loro forme, realizzando anche un simpatico video.
  3. Segnalo infine che a fine Novembre a Trieste si svolgerà un workshop per insegnanti polari. Son previsti sia interventi di ricercatori dell’OGS, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Oceanografia Sperimentale sia tanti laboratori didattici pronti da svolgere in classe. C’è in programma anche un collegamento in diretta con me…

Vi ricordo che se mi volete mandare foto delle vostre attività nelle scuole, devo applicare alcune regole elementari di privacy. Quindi potrò pubblicare solo le immagini (o i video) in cui non sono visibili volti di studenti a meno che non siano maggiorenni oppure mi facciate avere una liberatoria alla pubblicazione di tale materiale.

Sei alla ricerca di una idea di attività o laboratorio polare da fare in classe? Scrivimi. Ho montagne, anzi iceberg, di laboratori pronti da svolgere.