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Mai più orsi polari in Antartide!

Titolo provocatorio, lo so, ma quante volte mi sono sentita domandare se in Antartide avessi incontrato qualche orso polare ?!

E’ vero che, anche a causa della poca attenzione nei testi scolastici riguardo le zone polari, spesso Artide ed Antartide nell’immaginario di noi abitanti delle medie latitudini vengono confusi uno nell’altro.

Sicuramente uno studente della IC dell’ITIS J. Von Neumann di Rebibbia non avrebbe avuto dubbi su questo! E’ infatti proprio questa classe polare  che mi ha inviato una foto fatta durante l’attività “poli opposti”.

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L’attività “poli opposti” serve per “rompere il ghiaccio” nella conoscenza delle somiglianze e differenze tra Artide ed Antartide. Mai piu’ orsi polari in Antartide!

Ma questa classe non si è fermata a questa attività. Complice la loro insegnante “polarissima” (che tra l’altro ha frequentato la SPEs … non sapete cosa è la SPEs?! Guardate la mia presentazione nella pagina “about” di questo blog) , la collega ed amica Elena Lugaro, gli studenti hanno effettuato altri laboratori “freezzanti”.

Perché studiare le zone polari è importante per capire la dinamica climatica della Terra? Un’ esperienza di laboratorio riguardante l’oceanografia e gli spostamenti di masse d’acqua oceaniche può aiutare a comprendere questo aspetto.

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Esperimenti effettuati usando acqua più o meno densa (colorata diversamente) servono a simulare la dinamica oceanica il cui motore è proprio il ciclo di formazione e scioglimento del ghiaccio marino nelle zone polari. In poche parole: guai se non ci fosse il ghiaccio marino!

Non si fa altro che parlare di riscaldamento globale e scioglimenti dei ghiacci ma … qual’è la differenza tra lo scioglimento del ghiaccio marino e del ghiaccio delle calotte polari? Per rispondere a questa domanda ecco un’esperienza che può aiutarci.

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Non vorrei svelarvi il finale di questo esperimento… vi dico solo che in un caso il livello dell’acqua nel contenitore si alza mentre nell’altro resta uguale … non vi resta che provare!

Cosa dire a questa classe e alla loro insegnante?  Grazie di averci dato tutti questi spunti di riflessione. Lo so, mi avete anche fatto una domanda interessantissima riguardo i pinguini …in uno dei prossimi post la risposta tutta per voi!

PS: cari insegnanti se volete saperne di più su questi laboratori “polari” cercate il volume “L’Antartide e i segreti del clima”.

classe terza Albareto

Antartide chiama … chiama … Albareto!

Non c’ero io (sigh…) dall’altra parte dello schermo quando i ragazzi della classe terza della Scuola Secondaria di primo grado di Albareto (sede staccata dell’Istituto comprensivo “Manara” di Borgo Val di Taro in provincia di Parma) si sono messi in contatto con la stazione Concordia ma è stata lo stesso una grandissima soddisfazione.

Grazie alla perseveranza (i fans dei poli la chiamerebbero “endurance” !) delle docenti Cristina Sanvito e Monica Ferrari  , al loro desiderio di dare ai propri studenti un’opportunità se non unica sicuramente straordinaria e all’aiuto imprescindibile del PNRA ,  si è svolto con successo il collegamento tra gli studenti di  Albareto e i ricercatori che, a circa 16 mila km di distanza,  stanno passando, isolati dal resto del mondo, l’inverno antartico nella base italo-francese Concordia (vedi post dedicato)

Gli studenti di Albareto In videocollegamento con il luogo più lontano al mondo .... prossimo passo: il collegamento con lo spazio!
Gli studenti di Albareto In videocollegamento con il luogo più lontano al mondo …. Quale sarà il loro prossimo obbiettivo?! Provo ad indovinare: il collegamento con lo spazio!?

Riporto di seguito un articolo uscito sulla Gazzetta di Parma che parla dell’evento.

gazzetta di parma 9-4-2015

Chiaramente il “percorso antartico” di questi studenti non si è basato solo sul videocollegamento ma è anche consistito in lezioni su tematiche legate ai Poli e in esperienze di laboratorio, complice anche il fatto che le docenti avevano già, qualche anno fa, partecipato ad un progetto sulle Scienze Polari di cui prima o poi vi parlerò: il progetto Smilla che – “rubo” la definizione proprio alla Professoressa Sanvito – , è il “nonno di FabAnt” (mi piace troppo questo legame familiare tra Smilla e FabAnt! Grazie Cristina dello spunto.)

Cosa starà facendo questo studente? Lo so che è difficile immaginarlo ma sta valutando "sulla sua pelle" gli adattamenti al freddo degli animali polari...
Cosa starà facendo questo studente?! Lo so che è difficile immaginarlo ma sta valutando “sulla sua pelle” gli adattamenti al freddo degli animali polari…

Approfitto di questo post per ringraziare le docenti e questa fantastica classe polare per avermi seguito fin dall’inizio nella mia esperienza in Antartide. Spero di conoscervi presto di persona!

 

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Una classe super polare!!!

A proposito di “vedere i pinguini dappertutto” (vedi post precedente) voi come definireste una classe che è riuscita a portare decine di pinguini imperatore nel mare di Salerno?!

Tranquilli, cari appassionati dei Poli, tutto è avvenuto nel rispetto del Trattato Antartico. Nessun pinguino è stato strappato al suo ambiente naturale ma avrei voluto esserci per vedere le facce dei passanti che si sono trovati di fronte a questo spettacolo…

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Pinguini imperatore sugli scogli del mare di Salerno … non state avendo le traveggole: è tutto vero!

Artefici di tutto questo sono stati gli alunni e le alunne della III B del Liceo Scientifico “Francesco Severi” di Salerno.

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Ecco i curatori dell’allestimento. Se andare in Antartide è tanto difficile, perché non portare un pezzo di Antartide qui da noi?!

Beh, quello che ha fatto questa classe è stupefacente ma come poteva essere altrimenti quando a guidare questi ragazzi “freezzantissimi” c’è un’insegnante come Raffaella Tedesco che ho avuto l’onore di conoscere personalmente ad un workshop sulle Scienze Polari a Padova (avete capito bene …questa insegnante eroica si è fatta centinaia di km per amore dell’Antartide…).

Chiaramente una classe che cura un allestimento del genere sotto il sole non può che fare lezione in un’aula “glaciale”!

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Quando mi hanno inviato queste foto gli studenti e le studentesse mi hanno scritto : “Siamo una Classe Polare?”

E me lo chiedete pure?!?!

Cari ragazzi per voi bisogna coniare il termine di classe Super Polare!!! Così come Super Polare è la vostra insegnante.

Grazie Raffaella e grazie a tutta la IIIB per aver condiviso con FabAnt la vostra passione per l’Antartide.

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Fare lezione a due passi dall’Antartide … il sogno di ogni classe polare. La III B l’ha realizzato! Grandissimi! 
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polar obsession … una malattia contagiosa!

Polar obsession, ossessione polare.  Come definire diversamente quell’amore per le Scienze Polari che ha portato, durante le vacanze di Pasqua, insegnanti,  ricercatori e studenti di tutto il mondo a trovarsi ad Hannover in occasione del workshop organizzato da PEI (Polar Educators International) per parlare di Artide ed Antartide?

E’ stato proprio il padrone di casa Professor Rainer Lehmann della  Freie Waldorfschule Hannover-Bothfeld nonché membro del consiglio direttivo di PEI a definire questa nuova malattia che a quanto pare può colpire a qualsiasi età ed è anche contagiosa ….

Può colpire i giovani ….

Studenti dell'istituto ospitante che hanno sacrificato parte delle loro vacanze pasquali per occuparsi della logistica del meeting.
Studenti (e anche un neonato!!!) dell’istituto ospitante i quali hanno sacrificato parte delle loro vacanze pasquali per occuparsi della logistica del meeting … e non solo! Il loro lavoro è stato fondamentale! (Il bambino è il figlio di una ricercatrice …)

…e può colpire adulti di ogni nazionalità …

Foto di gruppo scattata in un momento in cui il clima è stato un po' meno "polare"...
Foto di gruppo scattata in un momento in cui il clima è stato un po’ meno “polare”…

… porta a vedere pinguini dappertutto….

Una delle installazioni presentate durante il meeting. Tripudio di pinguini...
Una delle installazioni presentate durante il meeting. Tripudio di pinguini…

…e addirittura, nei casi più gravi, a vedere orsi polari nei ….muffin!!!

Sarannno muffin a forma di orso .... o orsi a forma di muffin?!
Sarannno muffin a forma di orso …. o orsi a forma di muffin?!

Purtroppo non sono conosciute per ora cure per questa malattia … oltretutto chi ne soffre pare non avere nessuna voglia di guarire!

Se non volete essere contagiati state lontani da questo sito www.polareducator.org …

 

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la “giusta distanza”

Prendo in prestito il titolo di un bellissimo film del regista italiano Carlo Mazzacurati  (che vi consiglio vivamente) per parlarvi del mio rientro dall’Antartide.

Lasciare l’Antartide è stato difficilissimo.

Non sto parlando di “lasciare” nel senso di allontanamento fisico dal continente (per quanto anche quello sia stato logisticamente difficoltoso) ma sto parlando di un lasciare più profondo. Un “lasciare” che significa andarsene “per sempre” sapendo di non poter tornare più. E’ un po’ come morire (tranquilli… ho scritto “un po'”…). Per cui spero mi capirete quando vi confesso che il silenzio dell’ultimo periodo è stato un momento necessario per una sorta di elaborazione di questo distacco. Per arrivare, appunto, alla giusta distanza che, in realtà, non so se riuscirò a raggiungere mai.

Qualcuno degli amici che ho conosciuto a Mario Zucchelli Station mi aveva parlato di “mal d’Antartide” e, sinceramente, già dai primi giorni in cui ho messo piede nel favoloso continente non ho avuto nessun dubbio che ne avrei sofferto al momento della partenza. Partenza che è stata ancora più traumatica perché improvvisa…

L’Antartide ti entra dentro e una parte del tuo cuore resta “intrappolato” tra i ghiacci e, come in ogni favola che si rispetti, l’altra parte che torna a casa con te sentirà per sempre il richiamo di quel pezzettino rimasto nel continente bianco.

L’Antartide ti travolge con la sua potenza. Di fronte ai suoi monumenti naturali ognuno non può che sentirsi “piccolo piccolo” come davanti qualcosa di “gigantesco”. L’Antartide è maestosa e regale ma al contempo semplice ed essenziale. Quando si torna al mondo reale (perché chiaramente l’altro è parso “surreale”) tutto sembra superfluo. In Antartide si perde il contatto con tanti “oggettini” che nella nostra vita quotidiana sembrano fondamentali: portafoglio, bancomat, cellulare… Tutti finiscono nel “cestino” del nostro cervello che trova, proprio in questo “mondo alla fine del mondo”, la sua dimensione autentica … quella che sarebbe se non ci fossero le sovrastrutture che noi abitanti del “primo mondo” ci siamo creati e che, in questo “mondo zero” (o sarebbe meglio dire: “sotto zero”) tornano ad essere quello che sono realmente: fardelli per il nostro spirito libero e “selvatico” (termine che qui uso nella sua accezione assolutamente positiva).

So che forse è difficile comprendere quello che sto scrivendo ma sono delle emozioni, o meglio delle sensazioni che volevo condividere con tutti voi che mi avete seguito in questa meravigliosa avventura pur sapendo che non ci sono parole abbastanza “colorate e profumate” e per descrivere tutto quello che mi ha riempito gli occhi e che ha travolto i miei sensi nei mesi passati a Mario Zucchelli Station, 74° 41′ Sud -164° 07′ Est.

Piano piano sono tornata alla mia vita ( e gli amici antartici sanno quanto è difficile ributtarcisi dentro…) e sto cercando di raccontare questa esperienza unica. Piano piano le immagini, ora nitide e vivissime , di questo periodo importante della mia vita diventeranno un “bianco ricordo” ma so già che ogni volta che dovrò parlare dell’Antartide e che riguarderò le migliaia di foto che ho scattato, quel pezzettino di cuore rimasto là batterà più forte e il suo richiamo si farà sentire…

Ed ora voglio finire questo post “nostalgico” lasciandovi una poesia (perché, ebbene sì..sfatiamo un mito: anche noi Proff. di Scienze amiamo la letteratura!). Una poesia di un poeta greco che apparentemente non centra nulla con l’Antartide. Una poesia che mi ha spedito ad ottobre, prima che partissi, una docente che avevo conosciuto ai “Tre giorni della scuola” a Napoli. Una poesia che solo dopo il mio ritorno, appunto con la” giusta distanza”, sono riuscita a capire in profondità e che mi emoziona ogni volta che rileggo e per la quale ringrazio Aurelia che, quasi come una vaticinante (per rimanere in tema), me l’ha inviata.

 

ITACA

Quando ti metterai in viaggio per Itaca 
devi augurarti che la strada sia lunga, 
fertile in avventure e in esperienze. 
I Lestrigoni e i Ciclopi 
o la furia di Nettuno non temere, 
non sarà questo il genere di incontri 
se il pensiero resta alto e un sentimento 
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. 
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, 
né nell’irato Nettuno incapperai 
se non li porti dentro 
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga. 
Che i mattini d’estate siano tanti 
quando nei porti – finalmente e con che gioia – 
toccherai terra tu per la prima volta: 
negli empori fenici indugia e acquista 
madreperle coralli ebano e ambre 
tutta merce fina, anche profumi 
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, 
va in molte città egizie 
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca – 
raggiungerla sia il pensiero costante. 
Soprattutto, non affrettare il viaggio; 
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio 
metta piede sull’isola, tu, ricco 
dei tesori accumulati per strada 
senza aspettarti ricchezze da Itaca. 
Itaca ti ha dato il bel viaggio, 
senza di lei mai ti saresti messo 
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. 
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso 
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Costantino Kavafis

La nave Araon vista dalla sala operativa. Tra i passeggeri c'era anche Sandro Francesconi.

Stand by

Carissimi “followers” di FabAnt, ci hanno appena avvertito che la nave cinese con cui dovrei rientrare in Nuova Zelanda, partirà in anticipo, cioè tra qualche ora invece che tra tre giorni perché deve effettuare una campagna oceanografica e ci vuole già a bordo. Questo significa che non so quando potrò di nuovo essere ad un computer collegato ad Internet e postare qualcosa ( e anche che devo andare a preparare i bagagli e salutare questo posto …).

Ho ricevuto moltissimo materiale nella posta di FabAnt dalle scuole e anche tante dimostrazioni di interesse, stima e affetto e di questo ringrazio tutti  tantissimo. Ora vi chiedo di  avere pazienza. Appena potrò avrete mie notizie e ricomincerò a postare!

Mi raccomando: non abbandonatemi!

Antartide chiama … chiama … Petilia Policastro!

Un altro video collegamento con tanto di “lacrimucce” di commozione è stato quello con il Liceo Scientifico “Raffaele Lombardi Satriani” di  Petilia Policastro. Il Professor Luigi Concio che ha fatto “gli onori di casa” è un docente “polare” di tutto rispetto. Pensate che con due classi quinte sta curando una pagina facebook a cui vi rimando con molto piacere che si chiama “Progetto Antartide”.

A questo punto voi direte: perché le lacrimucce?!

Perché proprio di Petilia Policastro è uno dei partecipanti della Spedizione (una vera e propria colonna portante di Mario Zucchelli Station): Giovanni Astorino.

In sala operativa per il videocollegamento con Petilia Policastro. Copyright  PNRA.
In sala operativa per il videocollegamento con Petilia Policastro. Copyright PNRA.

Una Spedizione Antartica è sì una spedizione di ricerca in un posto “ai confini del mondo”  ma è anche un’esperienza umana incredibile.

In base si vive, si lavora, si mangia, si scherza, a volte anche si discute, insomma si diventa una “grande famiglia” che cerca di supplire alla mancanza della famiglia, quella vera, che si trova a migliaia di km di distanza.

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Giovanni saluta la moglie che, per l’occasione, ha partecipato al videocollegamento. Copyright PNRA.

Tante grazie al Professor Luigi per la disponibilità nell’organizzare questo incontro con l’Antartide e grazie soprattutto per l’entusiasmo dimostrato dagli studenti. Continuate ad interessarvi al continente di ghiaccio: ne vale la pena!

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Polar Educators International

Se pensate che quelli che io chiamo i “docenti polari” siano solo in Italia vi sbagliate di grosso! Noi “polar educators” (così ci facciamo chiamare oltre i confini nazionali) siamo una realtà mondiale!

Un “polar educator” crede principalmente in due cose: che le scienze polari siano uno strumento incredibile nelle mani degli insegnanti per veicolare nelle classi le competenze scientifiche e che l’incontro tra il mondo della ricerca e quello della scuola generi un circolo “virtuoso” per entrambe le realtà.

Organizzazione di Master Class e Webinar sono solo alcune delle proposte che PEI fa ad insegnanti e ricercatori. Quella che vedete qui sotto è la locandina di un Workshop ad Hannover proprio sull’incontro tra scienze polari e scuola  a cui spero di partecipare.

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Insegnanti FabAnt entrate anche voi, se già non lo siete, nel mondo dei  “Polar Educators”!!!

Se volete saperne di più ecco il link al sito di PEI.

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Antartide chiama … chiama … San Miniato!

Continuo la mia carrellata di post dedicati alle varie scuole che si sono collegate con l’Antartide. Lo so, sono rimasta indietro, ma come ho già scritto abbiamo avuto giorni con due collegamenti a serata e la scorsa settimana io sono stata … no, non ve lo dico subito, vi lascio in “suspance”. Diciamo che non avevo la possibilità di usare Internet  perché ero fuori dalla base(per ora accontentatevi di questo … ).

Il post di oggi è dedicato alle due classi dell’Istituto Tecnico “Cattaneo” di San Miniato (Pisa) coordinate dalla Professoressa Gabriella Salerno che mi ha inviato sulla posta di FabAnt delle foto, fatte durante il collegamento, che pubblico con molto piacere.

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Alunni delle due classi  dell'Istituto Cattaneo di Pisa durante il collegamento con Mario Zucchelli Station. Copyright PNRA.
Alunni delle due classi dell’Istituto Cattaneo di San Miniato durante il collegamento con Mario Zucchelli Station. Copyright PNRA.
Finalmente ci rendiamo conto di come ci vedono dall'Italia! Grazie Gabriella.
Finalmente ci rendiamo conto di come ci vedono dall’Italia! Grazie Gabriella.

La Professoressa Salerno mi consente di tornare a parlare delle “comunità polari” cioè gruppi di insegnanti italiani ( ma anche stranieri) che credono che le scienze polari siano un mezzo privilegiato per veicolare i contenuti e le competenze dei programmi scolastici di scienze.

A proposito vi invito a guardare questo numero di Scienze Magazine della Pearson, tutto dedicato alle scienze polari, dove troverete dei “nomi illustri” di queste comunità. Giusto per citarne qualcuno (e non se abbiano a male gli altri, per carità): la cara Gabriella Salerno, Luca Miserere, il docente che ha partecipato alla XXVIII Spedizione Italiana in Antartide e Matteo Cattadori di cui non vi scrivo nient’altro perché a lui sarà dedicato uno dei prossimi post (vi dico solo che è il Prof. dei Proff. Polari … ).

Buona lettura …

http://media.pearsonitalia.it/0.466646_1418399465.pdf