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che la ricerca abbia inizio…

E’ giunta l’ora di parlarvi del tipo di ricerca qui in Antartide a cui sono stata assegnata dal CSNA (Commissione Scientifica Nazionale per l’Antartide). Tenetevi forte perché si tratta di uno studio entusiasmante: una ricerca sulla foca di Weddell, animale che detiene un record: è infatti il mammifero che vive più a sud del mondo.

Il gruppo a cui sono stata affiancata è del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata ed è costituito da me, Arnold Rakaj biologo marino e Roberto Palozzi ricercatore esperto sulla foca di Weddell con diverse collaborazioni con scienziati americani.

Esistono diversi studi, soprattutto di ricercatori americani, su questo mammifero ma è la prima volta che il PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) inserisce un progetto su questo animale. Possiamo quindi considerarci dei veri pionieri!

Questa ricerca prevede una parte sul campo e una parte di laboratorio. Quando dico “sul campo” intendo sul pack, cioè il ghiaccio marino, dove in questo periodo (ottobre/ novembre) le foche femmine escono da buchi e fratture per poter partorire il loro cucciolo.

Le foche e i loro cuccioli saranno pesati e marcati con delle targhette che consentiranno successivamente di poterli riconoscere. Praticamente daremo un nome alle foche di Baia Terra Nova …

Sarà prelevato anche del materiale biologico (in maniera non invasiva) in modo da caratterizzarle anche dal punto di vista genetico (non mi addentro oltre nell’argomento, per ora).

Il vulcano Melbourne che fa da sfondo alla Tethys Bay. Copyright PNRA.
Il vulcano Melbourne che fa da sfondo alla Tethys Bay. Copyright PNRA.

Per poter testare i materiali che saranno utilizzati nel campo remoto, allestito sull’Isola di Kay Island al centro di Baia Terra Nova, ieri abbiamo fatto dei buchi nel pack di Tethys Bay proprio davanti la Stazione Mario Zucchelli … un vero invito a nozze per le foche che cercano questi fori per poter emergere a respirare…

Per ora accontentatevi di vedere il buco già fatto. In uno dei prossimi post vi farò vedere tutte le fasi.

Foro nel pack da cui si può osservare il cosiddetto "platelet ice" il cui colore dipende da materiale organico. Copyright PNRA.
Foro nel pack da cui si può osservare il cosiddetto “platelet ice” il cui colore dipende da materiale organico. Copyright PNRA.

Tra un po’ andiamo a controllare se qualche foca è uscita fuori da questi fori … non vedo l’ora!

 

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AAA Classi Polari Cercasi

Vi state per caso domandando che cosa significa essere una “Classe Polare”? Vi faccio qualche esempio: se sapete la differenza tra il ghiaccio marino e l’iceberg; se sapete che gli orsi polari vivono solo in Artide e non in Antartide; se sapete cosa è il Trattato Antartico; se sapete chi sono Robert Falcon Scott e Roald Amundsen; se avete sentito parlare della rocambolesca avventura dell’Endurance capitanata da Ernest Shackleton… ecco, se sapete qualcuna di queste cose e, magari anche delle altre… allora siete una Classe Polare.

La III L del Liceo Marinelli di Udine è certamente una “Classe Polare” come potete vedere dalle immagini dove vedete gli studenti impegnati ad allestire a scuola una mini-mostra dal titolo: “Antartide: pace e ricerca sotto zero” .

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Se anche voi vi sentite una Classe Polare scrivete a fabant2014@gmail.com spiegando perché e inviandoci qualche foto. Con molto piacere vi pubblicheremo sul sito.

E … ciao ciao III L .

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Ricerca e logistica: le due “belle” facce della spedizione antartica

L’altro ieri sono stata al centro Enea di Casaccia (Roma) dove ho conosciuto, come direbbe Catarella, “di persona personalmente” (ebbene sì, mi piacciono i romanzi di Montalbano…) qualcuno con cui avevo contatti solo via telefono e mail. Finalmente ho dato un volto alle persone che stanno lavorando per mandarci tutti  quanti  in Antartide.

Questo mi consente di parlare di una cosa di cui forse non si parla spesso: cosa c’è dietro la ricerca in Antartide.

L’immagine dell’Iceberg che, come tutti sanno, ha una parte sommersa che è circa 9 volte quella emersa rappresenta quasi perfettamente il rapporto che c’è tra l’organizzazione logistica e la ricerca in Antartide.

A causa delle estreme e assolutamente particolari condizioni del continente di ghiaccio (condizioni che, d’altro canto, lo rendono un posto privilegiato per la ricerca scientifica) lo sforzo logistico, gestito dall’ENEA, per permettere ai ricercatori di fare il loro lavoro in sicurezza è grandissimo.

Se dei ricercatori devono spostarsi sul ghiaccio per le loro ricerche sono sempre accompagnati dalle Guide Alpine dell’Esercito, oppure, per le ricerche in mare da personale della Marina.

Se in Antartide si rompe qualcosa non è che c’è il ferramenta dietro l’angolo in cui comprare qualsiasi pezzo di ricambio ma ci sono dei meccanici talmente bravi che riescono a riparare qualsiasi cosa con quello che hanno a disposizione. E’ un po’ come quello che succede nelle navi spaziali se si guasta qualcosa.

E a questo punto non posso non menzionare tutto il personale dell’Unità Tecnica Antartica dell’Enea, che dall’ Italia lavora “dietro le quinte” per permettere che in questi giorni si possa aprire il “bianco sipario” sulla XXX Spedizione Italiana in Antartide.