Un altro video collegamento con tanto di “lacrimucce” di commozione è stato quello con il Liceo Scientifico “Raffaele Lombardi Satriani” di Petilia Policastro. Il Professor Luigi Concio che ha fatto “gli onori di casa” è un docente “polare” di tutto rispetto. Pensate che con due classi quinte sta curando una pagina facebook a cui vi rimando con molto piacere che si chiama “Progetto Antartide”.
A questo punto voi direte: perché le lacrimucce?!
Perché proprio di Petilia Policastro è uno dei partecipanti della Spedizione (una vera e propria colonna portante di Mario Zucchelli Station): Giovanni Astorino.
Una Spedizione Antartica è sì una spedizione di ricerca in un posto “ai confini del mondo” ma è anche un’esperienza umana incredibile.
In base si vive, si lavora, si mangia, si scherza, a volte anche si discute, insomma si diventa una “grande famiglia” che cerca di supplire alla mancanza della famiglia, quella vera, che si trova a migliaia di km di distanza.
Tante grazie al Professor Luigi per la disponibilità nell’organizzare questo incontro con l’Antartide e grazie soprattutto per l’entusiasmo dimostrato dagli studenti. Continuate ad interessarvi al continente di ghiaccio: ne vale la pena!
Se pensate che quelli che io chiamo i “docenti polari” siano solo in Italia vi sbagliate di grosso! Noi “polar educators” (così ci facciamo chiamare oltre i confini nazionali) siamo una realtà mondiale!
Un “polar educator” crede principalmente in due cose: che le scienze polari siano uno strumento incredibile nelle mani degli insegnanti per veicolare nelle classi le competenze scientifiche e che l’incontro tra il mondo della ricerca e quello della scuola generi un circolo “virtuoso” per entrambe le realtà.
Organizzazione di Master Class e Webinar sono solo alcune delle proposte che PEI fa ad insegnanti e ricercatori. Quella che vedete qui sotto è la locandina di un Workshop ad Hannover proprio sull’incontro tra scienze polari e scuola a cui spero di partecipare.
Insegnanti FabAnt entrate anche voi, se già non lo siete, nel mondo dei “Polar Educators”!!!
Se volete saperne di più ecco il link al sito di PEI.
Continuo la mia carrellata di post dedicati alle varie scuole che si sono collegate con l’Antartide. Lo so, sono rimasta indietro, ma come ho già scritto abbiamo avuto giorni con due collegamenti a serata e la scorsa settimana io sono stata … no, non ve lo dico subito, vi lascio in “suspance”. Diciamo che non avevo la possibilità di usare Internet perché ero fuori dalla base(per ora accontentatevi di questo … ).
Il post di oggi è dedicato alle due classi dell’Istituto Tecnico “Cattaneo” di San Miniato (Pisa) coordinate dalla Professoressa Gabriella Salerno che mi ha inviato sulla posta di FabAnt delle foto, fatte durante il collegamento, che pubblico con molto piacere.
La Professoressa Salerno mi consente di tornare a parlare delle “comunità polari” cioè gruppi di insegnanti italiani ( ma anche stranieri) che credono che le scienze polari siano un mezzo privilegiato per veicolare i contenuti e le competenze dei programmi scolastici di scienze.
A proposito vi invito a guardare questo numero di Scienze Magazine della Pearson, tutto dedicato alle scienze polari, dove troverete dei “nomi illustri” di queste comunità. Giusto per citarne qualcuno (e non se abbiano a male gli altri, per carità): la cara Gabriella Salerno, Luca Miserere, il docente che ha partecipato alla XXVIII Spedizione Italiana in Antartide e Matteo Cattadori di cui non vi scrivo nient’altro perché a lui sarà dedicato uno dei prossimi post (vi dico solo che è il Prof. dei Proff. Polari … ).
Che bello quando dall’altra parte del video collegamento c’è una delle tue migliori amiche che, inoltre, condivide con te la passione per l’Antartide.
Il collegamento con le seconde A e D dell’Istituto Comprensivo “D. Alighieri” di Rescaldina è stato uno dei più impegnativi per i ricercatori antartici. Come poteva essere diversamente quando alla guida delle classi, preparatissime sugli argomenti polari, c’è una Prof. “super polare” come l’amica Piera Ciceri che già da tempo ha iniziato con questi “mini scienziati” un percorso didattico sulla “favolosa Antartide”.
E allora questo post è tutto dedicato a loro che lo scorso anno scolastico hanno messo in scena davanti un pubblico entusiasta (tra cui ho avuto la fortuna di esserci anche io) un pezzo di teatro-scienza dedicato alla mirabolante avventura di Ernest Shackleton e la sua nave Endurance (se non la conoscete dovete assolutamente informarvi perché veramente se di “mitologia antartica” si può parlare non si può fare a meno di menzionare l’impresa di questo esploratore antartico!)
Vi lascio alle parole scritte direttamente da questi attori in erba che, secondo me, sono più convincenti di qualsiasi cosa io possa dirvi.
Ci rimane solo da chiedere: a quando le repliche?
Presto detto! Il 12 maggio a Milano ad Expo 2015, padiglione Italia, lo spettacolo “Uomini e scienza ai confini del mondo” una storia vera quasi al 100% verrà replicato.
Per quanto mi riguarda cercherò di non mancare!
Intanto cari ragazzi complimenti a voi e alle vostre fantastiche insegnanti! Se il buongiorno si vede dal mattino …
Come non commuoversi quando, a quasi 16 mila km di distanza da casa, nel periodo natalizio, una classe come la III A di Bancole dell’ Istituto Comprensivo di Porto Mantovano invia degli auguri di buone feste così belli!?
Grazie bambini da parte di tutti i ricercatori e di tutto il personale della XXX Spedizione Italiana in Antartide. E tante grazie anche al “polarissimo” maestro tecnologico Giancarlo. Ci avete regalato un momento veramente magico!
Particolarmente ricco di spunti il collegamento effettuato con il Liceo Scientifico “A. Einstein” di Rimini dove gli studenti, guidati dalla Prof.ssa Emma Gabellini, hanno impegnato i ricercatori in diversi ambiti. E non solo i ricercatori! Infatti la domanda degli studenti, a cui è dedicato il post, riguarda un aspetto importantissimo qui in Antartide e cioè l’assistenza sanitaria.
Stare quattro mesi in un ambiente come quello antartico espone a diversi tipi di problemi sanitari . Inoltre, in caso di emergenza, è evidentemente impossibile rientrare tempestivamente in Italia per curarsi. E’ per questo che qui a MZS, in mezzo a tanta neve, c’è – è proprio il caso – di dirlo un’assistenza sanitaria “con i fiocchi” !
“In base siamo 2 medici ed un infermiere “ci spiega il colonnello Sergio Fulvio, Ufficiale Medico dell’Aeronautica Militare, responsabile del servizio sanitario di Mario Zucchelli Station “ e la nostra attività consiste nell’assicurare la normale assistenza sanitaria ma anche coordinare gli interventi di pronto soccorso sia in base che fuori dalla base.”
“Il presidio sanitario di MZS “continua Sergio” è costituito da due ambienti: un’infermeria per le visite di routine ed una vera e propria sala chirurgica attrezzata anche per gli interventi più delicati.”
E’ possibile fare anche radiografie e analisi che, con un collegamento di telemedicina con il Policlinico Gemelli di Roma, è possibile far visionare a specialisti italiani per una consulenza .”
Penso che la fortuna di avere due medici e un infermiere a disposizione che ti visitano e ti curano nell’arco di 10 minuti, senza prenotazioni e liste di attesa, sia il sogno di ogni italiano … beh, in Antartide questo sogno è una realtà!
Questo post è dedicato alla “mitica” IIIA dell’I.C. “B Citriniti” di Soveria Simeri e alla loro Professoressa Donata Perri, che nella posta di Fabant qualche settimana fa mi hanno chiesto di misurare l’ombra di un bastone lungo un metro a mezzogiorno qui in Antartide.
Vi starete chiedendo il perché questa richiesta, non è vero? La risposta è che la nostra IIIA sta partecipando ad un progetto che coinvolge scuole di tutto il mondo che si chiama “Sun Shadow” proposto dal Museo Nazionale dell’Antartide e dalla belga International Polar Foundation.
I ragazzi misurano l’ombra di uno “gnomone” a mezzogiorno in determinati giorni dell’anno e inseriscono i dati in un archivio mondiale.
Ma non è finita: servendosi di un quadrante, i ragazzi misurano l’altezza del Sole , cioè l’angolo tra il piano dell’orizzonte e la nostra stella.
Queste misurazioni, ripetute diverse volte durante l’anno, consentono di costruire dei grafici che aiutano gli studenti a capire le relazioni tra movimenti del Sole, latitudine, irraggiamento, alternanza delle stagioni.
E come potevo tirarmi indietro alla richiesta di una classe “polare” così motivata?!
E allora eccomi alle 12:03 del 21 dicembre (giusto per la cronaca: quasi il momento esatto del solstizio d’estate per chi come me si trova nell’emisfero australe, solstizio d’inverno per chi si trova in quello boreale) a misurare l’ombra dello gnomone.
Nella foto sopra mi trovo al campo remoto di Edmonson Point dove vive una colonia di Pinguini di Adelia oggetto di una ricerca a lungo termine del PNRA (Programma Nazionale di Ricerca in Antartide).
E per finire vi invio le coordinate del punto in cui ho preso la misura.
Ops …stavo dimenticando la misura: l’ombra proiettata dallo gnomone era lunga 120,5 cm.
Grazie ancora ai ragazzi di Soveria Simeri e se volete saperne di più sull’attività “Sun Shadow” cliccate qui.
Questo post è dedicato alla classe “polare” III dell’Istituto Comprensivo “B. Citriniti” di Soveria Simeri (Catanzaro) che mi ha inviato le foto di una bellissima attività su uno degli argomenti più affascinanti di cui ci si possa interessare: l’esplorazione dell’Antartide.
Lo so, avrei dovuto pubblicarlo l’altro ieri… ma meglio tardi che mai! Infatti il 14 dicembre del 1911 l’esploratore Roald Amundsen raggiungeva, primo nel mondo, il polo Sud geografico seguito, circa un mese dopo, da un altro esploratore polare, Robert Falcon Scott tragicamente morto durante la via del ritorno con gli altri componenti della spedizione. La storia di queste due spedizioni è raccontata in decine di libri oltre che dai diari degli stessi partecipanti. Inoltre la macchina fotografica e la videocamera erano già in uso agli inizi del ‘900 e c’era sempre un fotografo a documentare questi viaggi di esplorazione. Questo ci consente di “vedere in faccia” i protagonisti di queste vicende e di sentirli, come dire, più “veri”.
Ma non finisce qui l’interesse di questa fantastica classe “polare” per il nostro continente preferito. Guardate, sempre guidati dalla loro insegnante Donata Perri, che cosa hanno realizzato. E quando la creatività e la scienza si incontrano viene sempre fuori qualcosa di “fabulous”!!!
Questo post è dedicato ad alcune classi, rispettivamente una prima e due seconde, dell’Istituto Tecnico ad indirizzo economico dell’IIS “A. Vespucci” di Livorno, assolutamente delle “classi polari”!
Pensate che gli studenti di queste classi, guidati dall’ insegnante “polare” Marianna Daniele stanno addirittura “facendo lezione” a studenti di scuola secondaria di primo grado realizzando quello che per gli addetti ai lavori della scuola si chiama “curriculo verticale”.
Ebbene sì, le scienze polari sono così affascinanti che conquistano grandi e piccoli e si prestano quindi a fare da “ponte” tra diversi ordini di scuola.
La professoressa Marianna Daniele, nella mail che mi scrive, mi invita ad una giornata “Fabulous” (proprio così l’ha chiamata) che vorrebbe organizzare nella sua scuola. Questo nome mi piace talmente tanto che non posso fare altro che accettare!
Questo post è dedicato ai ragazzi della classe “polare” IIIB dell’Istituto Comprensivo “Antonio Fogazzaro” di Como Rebbio che, guidati dalla Prof.ssa Maria Cira Veneruso, docente polare con esperienza antartica, mi hanno inviato delle domande riguardo la foca di Weddell.
Marlon mi chiede se le foche che sto studiando sono a rischio estinzione.
Le foche di Weddell, fortunatamente, non sono a rischio estinzione. L’organismo che si preoccupa di stabilire se una specie è o non a rischio si chiama IUCN (International Union of Conservation of Nature). La classificazione del rischio è questa.
ESTINTE
estinta del tutto
estinta in natura
MINACCIATE
in pericolo critico
in pericolo
vulnerabile
A BASSO RISCHIO
quasi minacciata
minor preoccupazione
La foca di Weddell, per ora, non dà “nessuna preoccupazione”!
Niccolò mi chiede se ho dormito qualche notte in un campo esterno alla base.
Si. Per questo puoi andare a leggere questo post dove spiego e faccio vedere un “campo remoto”.
La domanda di Salem è questa: l’inquinamento del pianeta ed il suo riscaldamento hanno già avuto qualche effetto sulla vita delle foche?
Per ora sembrerebbe di no ma sarebbero necessari studi più approfonditi.
Imen mi domanda quanto pesano e quanto sono grandi le foche che ho incontrato.
Certamente la taglia di una foca dipende dalla sua età e dal suo sesso. Sicuramente gli organismi più grandi che ho visto sono i maschi adulti, le femmine gravide e anche quelle che hanno appena partorito. Queste, infatti, possiedono riserve di grasso tali da permettere loro di non nutrirsi per diverse settimane mentre allattano il piccolo sul pack. Nella mia esperienza ho visto individui anche di oltre 2 metri e dal peso di oltre 500 kg. Le femmine durante l’allattamento perdono gran parte del loro peso corporeo (anche 100 kg in 3 settimane); il cucciolo, e questa è veramente una cosa fantastica da vedere, cresce a “vista d’occhio” di circa 2 kg al giorno per i primi mesi.
Sempre Imen mi chiede se ho visto partorire una foca?
Purtroppo no, ho visto però cuccioli appena nati ancora con il cordone ombelicale attaccato.
Lo so, cari studenti della IIIB, che avete inviato anche altre interessanti domande. Vi risponderò in qualche prossimo post. Voi continuate ad interessarvi alla Favolosa Antartide!
Attività svolta nell’ambito del Protocollo di intesa fra MIUR e MNA per diffondere le conoscenze scientifiche sulle regioni polari agli studenti di scuola secondaria e con la collaborazione del PNRA