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La XXX spedizione italiana in antartide

Copyright PNRA.
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Le note dell’Inno di Mameli risuonano nell’aria e all’ordine di “alzabandiera” del Colonnello dell’Aeronautica Sergio Fulvio, l’Ufficiale delle Forze Armate più alto in grado presente in base, il Tricolore e la bandiera dell’Unione Europea vengono issate ed iniziano a sventolare sopra le nostre teste.

Niente di strano se tutto questo non stesse avvenendo a migliaia di km dall’Italia nel luogo più lontano dalla madre patria che si possa immaginare sul nostro pianeta: l’Antartide.

Questa cerimonia, che si è svolta alla Stazione Mario Zucchelli, è stata una sorta di “apertura” ufficiale della XXX Spedizione Italiana in Antartide. Ebbene si: l’Italia è presente nel continente di ghiaccio con la sua prima base di ricerca da ben trent’anni!

Copyight PNRA
Copyight PNRA

Momenti di commozione quando il capo spedizione Giuseppe De Rossi ha ricordato le persone che, dopo aver dato tanto alla ricerca in Antartide, non sono più tra noi e un lungo applauso finale ha reso omaggio a questi nomi che, per molti partecipanti, sono stati colleghi ed amici.

La XXX Spedizione Italiana in Antartide. Foto Roberto Palozzi, Copyright PNRA
La XXX Spedizione Italiana in Antartide. Foto Roberto Palozzi, Copyright PNRA
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Bianco, rosso e … blu!

Pensavate che stessi parlando del nostro tricolore, vero?! E invece questo post è dedicato agli ospiti francesi che, arrivati insieme a noi da Christchurch, hanno soggiornato nella nostra base in attesa che fosse possibile effettuare il viaggio aereo verso la loro principale base in Antartide: la stazione Dumont D’Urville. Avere “ospiti” in Antartide non è poi così strano. Le varie nazioni che fanno ricerca nel continente di ghiaccio, infatti, collaborano tra di loro nelle ricerche ma anche nella logistica, proprio come in questo caso. L’aereo del PNRA ha “dato un passaggio” ai colleghi francesi fino alla nostra base Mario Zucchelli; le condizioni meteo hanno impedito loro di proseguire subito il viaggio verso la loro stazione di ricerca … e così, per qualche giorno in base si è respirata un’atmosfera di “Concordia” (concedetemi il doppio senso: Concordia, infatti, è il nome della base italo-francese che si trova all’interno del continente antartico) in cui i discorsi in italiano si sono mescolati con quelli in francese. La collaborazione tra le varie nazioni è sancita dal Trattato Antartico, documento firmato nel 1959, che, con successive modifiche, rappresenta, ancora oggi, il punto di riferimento per le attività in Antartide (non temete, in un futuro post vi parlerò anche del Trattato Antartico…).

E allora cosa di meglio per salutare i nostri amici d’oltralpe, che ci sono vicini anche qui in Antartide (“solo” 1200 km separano la stazione Mario Zucchelli da quella Dumont D’Urville), di questa foto dove trovate il tricolore francese: BLU come la divisa degli “antartici” francesi, ROSSO come i colori degli “antartici” italiani e il BIANCO … beh, il bianco ce lo mette l’Antartide!

Partenza degli ospiti francesi verso la stazione Dumont D'Urville. Copyright PNRA
Partenza degli ospiti francesi verso la stazione Dumont D’Urville. Copyright PNRA

Così grande… ma tanto difficile da raggiungere!

“E’ talmente grande il pericolo che si corre nel riconoscere una costa in questi mari gelati e sconosciuti, che io oso asserire che nessuno potrà mai penetrare più in là di quanto mi venne concesso e che le terre che possono trovarsi al sud non saranno mai toccate da piede umano”

Il navigatore britannico James Cook.
Il navigatore britannico James Cook.

Chi ha pronunciato queste parole circa nel 1774, è il grande navigatore James Cook, il primo ad aver attraversato il circolo polare antartico senza però vedere mai il continente che, fin dall’antichità, si ipotizzava si trovasse all’estremo sud della Terra.

E’ difficile crederci ma l’Antartide che è grande una volta e mezza la nostra cara, vecchia Europa non si è lasciata (oggi potremmo dire “fortunatamente”) raggiungere facilmente. Addirittura è stato difficile anche arrivare a vederla! Esplorarla poi…ma di questo parlerò in altre “puntate”.

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Le motivazioni che hanno portato l’Antartide ad essere toccato da piede umano solo qualche decennio prima della Luna (che si trova a circa 300 mila km dalla Terra!) sono legate essenzialmente alle condizioni dell’Oceano Meridionale che la circonda.

Prima di tutto il ghiaccio marino che circonda il continente, durante il freddo inverno australe, ha costituito e costituisce ancora oggi una barriera insormontabile per chiunque si voglia avvicinare via mare; e, una volta sciolto il pack, la situazione non migliora di molto visto che si tratta di uno dei mari più turbolenti del mondo!

Insomma … fortunatamente il continente antartico si è “protetto” da solo per milioni di anni; oggi che è molto più facile da raggiungere deve essere protetto in altro modo. Come?

Lo scoprirete nei prossimi post!

CHE FREDDO CHE FA …AL LICEO FILZI DI ROVERETO!

E finalmente qualche scuola comincia ad inviarmi qualcosa  di “freezzante”…

In questi giorni, infatti, una delle scuole FabAnt, il Liceo Filzi di Rovereto (Trento), si è messa sotto di gran lena e ha svolto una delle attività più classiche delle lezioni polari. Si intitola “Analisi del Bilancio Radiativo Terrestre ” . Nonostante il nome pomposo è un’attività facile, efficace, simpatica e breve. Infatti in meno di due ore di lavoro gli studenti, in autonomia e senza particolari prerequisiti, sono riusciti a analizzare dei dati reali e realizzare un grafico del bilancio energetico, quello che vedete disegnato sulla lavagna, accanto alle loro facce sorridenti.

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La 5C del Liceo Filzi di Rovereto

Con quel grafico gli studenti possono ragionare facilmente sulla energia in ingresso e in uscita dal sistema Terra e arrivare in maniera naturale a comprendere le ragioni del clima freddo delle regioni polari. Questo è il punto di partenza per scoprire le peculiarità di queste zone quasi sconosciute del nostro pianeta  e per capire la loro importanza negli equilibri della Terra.

Non c’è dubbio: la quinta C si è meritata la nomina di “classe polare” e anche un grosso saluto dall’Antartide.

Sei alla ricerca di una attività come questa? Scrivi. Ne abbiamo un quintale pronte da fare in classe ed esattamente sull’argomento a cui stai pensando in questo preciso momento….

 

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Atterraggio … anzi no, ammaraggio …anzi no, “a-pack-aggio”

Ed eccomi atterrata sul … mare !
Ah, non ve l’ho detto? Il nostro L-100 atterra sul ghiaccio marino (il pack). Quindi, tecnicamente, abbiamo fatto un ammaraggio… Lo so … sembra incredibile, ma finché il ghiaccio marino avrà uno spessore di almeno 2 metri l’aereo potrà continuare ad atterrarci sopra, poi, bisognerà arrivare alla base Mario Zucchelli via mare.
Durante l’inverno australe le basse temperature atmosferiche provocano il congelamento del primo strato di mare formando il cosiddetto pack o banchisa o ghiaccio marino.

Guardate che differenza tra l’estensione del pack tra l’estate e l’inverno australe.

Estensione minima del pack durante l'estate australe.
Estensione del pack o ghiaccio marino durante l’estate australe.
Estensione del pack o ghiaccio marino durante l'inverno australe.
Estensione del pack o ghiaccio marino durante l’inverno australe.

 

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Il viaggio (parte seconda)

All’inizio solo ghiaccio marino che sta cominciando a fratturarsi (lo sorvoleremo per un’oretta) …

Il ghiaccio marino visto dall'alto. Copyright PNRA
Il ghiaccio marino visto dall’alto. Copyright PNRA

… poi, come se uscisse da un sogno, il continente vero e proprio con tutte le sue diverse morfologie glaciali.

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Uno dei piloti del L-100 ( un C-130 modificato per voli civili) che compie questi viaggi aerei diverse volte l’anno mi ha detto, mentre guardavo estasiata fuori dai finestrini: “ Ho visto questo spettacolo tante volte, ma ogni volta è sempre un’emozione diversa…”

Il viaggio (parte prima)

Nel post precedente andavo un po’ di fretta… ma ora che sono più tranquilla vi porto un po’ con me nel viaggio verso l’Antartide.
Inizio con un po’ di immagini della partenza.
Intanto ecco il gruppo che partiva con me al completo davanti al terminal dedicato esclusivamente ai voli per l’Antartide. E, visto che parenti ed amici dei partecipanti alla spedizione sono i miei più fedeli lettori, non vi risparmio i nomi.
Precisamente da sinistra verso destra:
Silvia, Daniele (fila in basso), Eugenio, Elena, Io (Alessia), Maurizio, Edo, Arnold, Antonio, Michele, Gianfranco, Francesco, Alessandro.
Accidenti…mancano Sandro ed Emanuele … stanno arrivando …. li vediamo a 100 metri di distanza con il loro bagaglio…troppo tardi per la foto…

Il gruppo davanti al terminal. Copyright PNRA
Il gruppo davanti al terminal. Copyright PNRA

Eccoci mentre saliamo nel L-100 (praticamente un C-130 modificato per i voli civili) del PNRA che con circa 7 ore di volo ci condurrà nel continente bianco dopo aver percorso circa 3000 Km.

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E durante il viaggio … mentre meno te lo aspetti…arriva lei … l’Antartide, in tutta la sua bellezza. E allora capisci che questo post “doveva” essere diviso in due parti: prima e dopo…

FINALMENTE SI PARTE!

Eccoci dentro il terminal per i voli diretti verso l’Antartide in attesa di partire… wpid-20141029_102505b

Come potete vedere non siamo solo Italiani (siamo quelli vestiti di rosso). Ci sono anche Francesi, in blu, che arrivati nella base Mario Zucchelli andranno nella base francese Dumont D’Urville e anche coreani che raggiungeranno la loro avveneristica base (di cui non chiedetemi di scrivere il nome in coreano…)

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Ed ecco il gruppo al completo prima di partire. Belli…no?!