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E’ arrivato il Twin Otter!

Qualche giorno fa è atterrato a Baia Terra Nova il Twin Otter, l’aeroplano con il quale, dalla nostra base di ricerca, vengono effettuati trasferimenti e spostamenti in Antartide.

Fin qui niente di troppo speciale se non fosse per il viaggio che ha fatto questo apparecchio per arrivare davanti alla Stazione Mario Zucchelli. Giochiamo un pochino ad “Acqua e Fuoco” … Provate, infatti, ad indovinare da dove proviene l’equipaggio che ne è sceso… “Italia”? Acqua, acqua …  “Nuova Zelanda”? Acqua …. Allora, “Australia”? Ancora acqua … Arrendetevi perché non ci arriverete mai… L’aereo è partito da Calgary (non … Cagliari!) una città del Canada e, dopo 11 giorni di viaggio in cui ha attraversato tutto il Nord America, il Sud America e trasvolato da ovest ad est tutta l’Antartide, eccolo qui davanti ai miei occhi.

Il Twin Otter appena atterrato sul pack di Baia Terra Nova. Copyright PNRA.
Il Twin Otter appena atterrato sul pack di Baia Terra Nova. Copyright PNRA.

Uno dei membri dell’equipaggio, Kelsey, ci spiega quali sono state le loro tappe. Lo so, il video è in inglese, (d’altronde Kelsey è canadese), ma potete riconoscere qualche nome: Texas, Portorico, Equador, tre notti in Cile (il Cile è lungo!), Rothera (base inglese nella Penisola Antartica) , Polo Sud (nella base americana Amundsen-Scott che si trova proprio sul Polo Sud) e, dulcis in fundo, Mario Zucchelli Station.

Chiaramente appena arrivati sul continente antartico, come per le auto si passa dai pneumatici estivi a quelli invernali, nel Twin Otter si sostituiscono le ruote di gomma con degli sci che gli consentono di atterrare e decollare sulla neve in pochi metri.

Trasferimento delle ruote del Twin Otter. Copyright PNRA.
Trasferimento delle ruote del Twin Otter. Copyright

La XXX spedizione italiana in antartide

Copyright PNRA.
Copyright PNRA.

Le note dell’Inno di Mameli risuonano nell’aria e all’ordine di “alzabandiera” del Colonnello dell’Aeronautica Sergio Fulvio, l’Ufficiale delle Forze Armate più alto in grado presente in base, il Tricolore e la bandiera dell’Unione Europea vengono issate ed iniziano a sventolare sopra le nostre teste.

Niente di strano se tutto questo non stesse avvenendo a migliaia di km dall’Italia nel luogo più lontano dalla madre patria che si possa immaginare sul nostro pianeta: l’Antartide.

Questa cerimonia, che si è svolta alla Stazione Mario Zucchelli, è stata una sorta di “apertura” ufficiale della XXX Spedizione Italiana in Antartide. Ebbene si: l’Italia è presente nel continente di ghiaccio con la sua prima base di ricerca da ben trent’anni!

Copyight PNRA
Copyight PNRA

Momenti di commozione quando il capo spedizione Giuseppe De Rossi ha ricordato le persone che, dopo aver dato tanto alla ricerca in Antartide, non sono più tra noi e un lungo applauso finale ha reso omaggio a questi nomi che, per molti partecipanti, sono stati colleghi ed amici.

La XXX Spedizione Italiana in Antartide. Foto Roberto Palozzi, Copyright PNRA
La XXX Spedizione Italiana in Antartide. Foto Roberto Palozzi, Copyright PNRA
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Bianco, rosso e … blu!

Pensavate che stessi parlando del nostro tricolore, vero?! E invece questo post è dedicato agli ospiti francesi che, arrivati insieme a noi da Christchurch, hanno soggiornato nella nostra base in attesa che fosse possibile effettuare il viaggio aereo verso la loro principale base in Antartide: la stazione Dumont D’Urville. Avere “ospiti” in Antartide non è poi così strano. Le varie nazioni che fanno ricerca nel continente di ghiaccio, infatti, collaborano tra di loro nelle ricerche ma anche nella logistica, proprio come in questo caso. L’aereo del PNRA ha “dato un passaggio” ai colleghi francesi fino alla nostra base Mario Zucchelli; le condizioni meteo hanno impedito loro di proseguire subito il viaggio verso la loro stazione di ricerca … e così, per qualche giorno in base si è respirata un’atmosfera di “Concordia” (concedetemi il doppio senso: Concordia, infatti, è il nome della base italo-francese che si trova all’interno del continente antartico) in cui i discorsi in italiano si sono mescolati con quelli in francese. La collaborazione tra le varie nazioni è sancita dal Trattato Antartico, documento firmato nel 1959, che, con successive modifiche, rappresenta, ancora oggi, il punto di riferimento per le attività in Antartide (non temete, in un futuro post vi parlerò anche del Trattato Antartico…).

E allora cosa di meglio per salutare i nostri amici d’oltralpe, che ci sono vicini anche qui in Antartide (“solo” 1200 km separano la stazione Mario Zucchelli da quella Dumont D’Urville), di questa foto dove trovate il tricolore francese: BLU come la divisa degli “antartici” francesi, ROSSO come i colori degli “antartici” italiani e il BIANCO … beh, il bianco ce lo mette l’Antartide!

Partenza degli ospiti francesi verso la stazione Dumont D'Urville. Copyright PNRA
Partenza degli ospiti francesi verso la stazione Dumont D’Urville. Copyright PNRA

Nell’attesa bisogna “sopravvivere”

Immaginate di essere alla Stazione Mario Zucchelli in Antartide e di dovervi allontanare, ad esempio con l’elicottero, per compiere il vostro lavoro di ricerca. Non è che dite “Ciao a tutti, io esco … resterò fuori per un po’ ” (per chi se ne fosse accorto ho fatto una citazione “polare”) e ve ne andate.

Potrebbe, infatti, capitare che mentre siete lontani dalla base, l’elicottero a causa del vento catabatico, non possa tornare a recuperarvi anche per qualche giorno. E allora non possono certo bastare i giubbotti caldi e pesantissimi e gli scarponi tarati per -50 gradi a salvarvi:  è necessario che abbiate portato con voi  lo ZAINO DI SOPRAVVIVENZA obbligatorio per tutti quelli che per qualsiasi motivo si allontanano dalla base.

Una guida alpina dell'esercito che è stato nostro istruttore durante il corso, ci spiega il contenuto dello zaino di sopravvivenza (foto fatta da Alessia Cicconi Copyright PNRA)
Una guida alpina dell’esercito che è stato nostro istruttore durante il corso, ci spiega il contenuto dello zaino di sopravvivenza (foto fatta da Alessia Cicconi Copyright PNRA)

Nello zaino, che deve assicurare la sopravvivenza di 3 persone per 4 giorni si trovano:

1 tenda completa (modello alpinistico) per 3 persone (ci si sta un po’ strettini, in verità, ma tenete in considerazione che è una situazione di emergenza)

1 piccozza multiuso con becca paletta, martello, scure e pala (per assicurare la tenda  … ricordatevi che il  vento è uno dei maggiori problemi per le attività in Antartide!)

3 bombole di gas (per cucinare e sciogliere il ghiaccio…qualcosa bisogna pur mangiare e bere!)

20 mt di cordino (ci sono pochissime cose che non si possono fare con un cordino…parola di McGyver!)

8 scaldini

3 sacchi a pelo

3 coperte termiche a telo

3 materassini gonfiabili

1 eliografo (per segnalazioni luminose per farsi vedere da chi ci viene a prendere)

1 fischietto (per farsi sentire da chi ci viene a prendere)

1 contenitore di fiammiferi antivento (altrimenti voglio proprio vedervi ad accenderli…)

3 fumogeni (per richiamare l’attenzione di chi ci viene a recuperare)

1 fornello a gas con pentolini (modello alpinistico)

6 confezioni di viveri di emergenza liofilizzati

1 scatola sanitaria

Una parte del  contenuto dello zaino di sopravvivenza. (Foto Alessia Cicconi. Copyright PNRA).
Una parte del contenuto dello zaino di sopravvivenza. (Foto Alessia Cicconi. Copyright PNRA)

E sapete quanto pesa in totale tutta questa roba?

La risposta nei prossimi post (cosa non si fa per fidelizzare un lettore?!)